Rifugio BenigniRifugista Benigni in dolce attesa di Elisa
Incinta al sesto mese gestisce il sopra Ornica Sale e scende a piedi tra le rocce. «Mio figlio crescerà qui»

ORNICA – Un Ferragosto a 2.222 metri, vicino al cielo, là dove le vette circostanti così lontane sembrano basse e tu il punto più alto, quasi sopra il cielo. Un Ferragosto sicuramente speciale, da ricordare per la dolce attesa di un figlio, vissuta proprio ad alta quota. Elisa Rodeghiero, 31 anni, gestore del rifugio del Cai «Cesare Benigni», territorio di Ornica, in alta Brembana, proprio non ha paura, né delle altezze né della fatica di salire fin lassù.

Eppure in grembo porta il primo figlio, è già al sesto mese, la pancia bene in evidenza e l'aspettano ancora 30 giorni tra rocce e stambecchi. Dopo essere convolata a nozze lo scorso 14 aprile, a Selino Alto, con Massimiliano Carbonari, 32 anni, originario di Pontoglio, è al suo rifugio per iniziare la stagione. Senza alcuna esitazione. Per un bel po' di settimane ha dovuto fare i conti con la mancanza d'acqua: dalla sorgente del vicino lago Piazzotti non ne arrivava un filo e per rifornirsi si usavano le taniche. Così come ha dovuto fare a meno dell'acqua calda dal rubinetto e del telefono fisso (e i cellulari qui non prendono). E poi su e già dalla Valle Brembana o da Morbegno per le spese del rifugio o per le ecografie al pancione. Zaino in spalla e racchette da perfetta escursionista si incammina sul del Cai, percorrendo anche il ripido canalino roccioso che tutti gli appassionati delle conoscono: qualche decina di metri quasi verticali su cui ci si deve arrampicare, facendo decisamente attenzione dove si mettono i piedi. Perdipiù Elisa deve portarsi anche il piccolo Federico in grembo. E gli imprevisti sono dietro l'angolo: come settimana scorsa quando, durante la salita, è stata sorpresa da un forte temporale.

«Ero con mio cugino – racconta – e nello zaino avevo un bel po' di materiale. Abbiamo lasciato tutto per e siamo arrivati fradici al rifugio Benigni». Ma Elisa, nonostante un po' di paura, li chiama solo «inconvenienti del mestiere». «Ho imparato a conoscere e ad amare la montagna fin da piccola – racconta la rifugista, originaria di Saronno, in provincia di Varese, con un'infanzia trascorsa tra Oltre il Colle e Gorno –. Occorre sicuramente molta attenzione ma l'arrivo del mio primo figlio non mi ha certo frenata. Ho sentito anche il parere della mia ginecologa, all'Aied di Bergamo: mi ha naturalmente raccomandato di non fare sforzi eccessivi, di non portare pesi, di stare attenta a non cadere e di camminare adagio. Ma l'aria frizzante qui al rifugio non potrà che fare bene a me e al piccolo Federico».

Così Elisa, da sola o accompagnata da qualche parente, scende per gli esami e poi risale al rifugio: ogni volta dalle tre alle quattro ore di cammino sul sentiero, nel silenzio della montagna, rotto solo dal fischio di qualche marmotta o dai sassi mossi di qualche camoscio. Man mano che le settimane passano, però, aumentano anche gli aiutanti al rifugio. E oggi, anche perché siamo nel clou della stagione, al «Cesare Benigni» c'è una bella squadra di giovani rifugisti a darle man forte: oltre al marito, anche Monica Gandossi, 33 anni di Albino, Caterina Rossi, 28 anni, di Saronno, Carlo Mazzoleni, 17 anni di Morbegno e Daniele Paramatti, 22 anni di Ponteranica. E gli escursionisti al rifugio che faccia fanno davanti al pancione di Elisa? «Beh, molti, effettivamente, adesso si accorgono che sono incinta e restano un po' sorpresi di trovarmi qui, a oltre duemila metri, con tutte le scomodità che questo comporta – dice –. Spiego, comunque, che in caso di emergenze c'è sempre l'elicottero disponibile a venirmi a prendere. Fortunatamente, finora, non mi è servito». Ma il legame con la montagna di Elisa risale già all'infanzia.

«L'ho ereditato dai miei genitori – racconta – che mi hanno sempre portato durante le loro escursioni». E il «Cesare Benigni» non è neppure il primo rifugio di Elisa. Frequentavo il liceo classico quando, d'estate, ho lavorato per un mese in un rifugio di Santa Caterina Valfurva. Poi mi sono iscritta alla facoltà di matematica a Milano e, sempre in estate, dal 1996 al 2002, ho lavorato come aiutante al rifugio Laghi Gemelli». Ed è proprio tra le montagne sopra Branzi e Carona che Elisa ha trovato anche l'amore di Massimiliano, pure lui, nel 2002, impegnato al . Elisa, intanto si laurea e con Massimiliano vola per due anni in Irlanda: entrambi trovano lavoro come impiegati negli uffici di alcune società. Tornati in Italia vengono assunti come «commerciali esteri» a Sant'Omobono, in una ditta che produce marmitte per moto e quad. I due, quindi, decidono di stabilirsi nella frazione di Selino Alto. Massimiliano, intanto, cambia lavoro e diventa direttore del personale all'Uci cinemas di Curno mentre Elisa torna ad avvicinarsi alla montagna: «Nel 2005 lessi proprio su L'Eco l'annuncio che il Cai cercava un gestore per il rifugio Benigni – ricorda – e presentai la mia domanda. Alla gara arrivai seconda ma chi vinse il bando rinunciò dopo aver visto il rifugio. E il destino ha voluto che la rifugista diventassi io».

«A duemila metri le difficoltà e i disagi ci sono – continua Elisa – ma sono quelli che ti fanno apprezzare l'essenziale e le cose semplici della vita. Nelle settimane scorse, per esempio, siamo rimasti senza collegamento telefonico per una decina di giorni, perché il ponte radio non funzionava. E qui neppure i cellulari prendono. Eravamo, insomma, un po' isolati. E poi l'acqua: dal lago dove ci riforniamo non c'era sufficiente pressione e non arrivava più nulla. Così per un po' abbiamo dovuto arrangiarci con le taniche mentre la doccia la facevamo utilizzando dei secchi. L'acqua calda, invece, grazie ai pannelli solari è arrivata da poco, altrimenti si doveva far scaldare nei pentoloni. Insomma, quando le poche cose che ci sono non funzionano è un bel problema». «Qui, poi, gli spazi sono ridotti: la cucina è piccola e se c'è tanta gente bisogna fare i salti mortali». Ma il rifugio è in fase di ampliamento e proprio il 26 agosto prossimo è prevista l'inaugurazione: sala, cucina e servizi sono stati rinnovati. «La mia vita, dalla primavera all'autunno, sarà qua – conclude Elisa – almeno fino al 2.012, anno in cui scadrà il mio contratto di affitto col Cai. E con me salirà anche il piccolo Federico». Il futuro del rifugio Benigni è già assicurato.

IL RIFUGIO BENIGNI, LA STORIA E I LAVORI DI AMPLIAMENTO 

INTERVISTA VIDEO ALLA RIFUGISTA DEL BENIGNI

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo