Tra le priorità la variante di Zogno e il collegamento autostradale tra Pedemontana e Brebemi. Cornolti: «Dobbiamo puntare sul trasporto pubblico». Pirovano: «Serve una sinergia con i privati». La viabilità nella «sua» Valle Seriana è oggettivamente migliorata. «Vero, anche se manca ancora la ciliegina sulla torta».

Sarebbe?
«La variante Ponte Nossa-Clusone che permetterebbe di arrivare dritti in alta Valle senza un semaforo. Questa per me è una priorità».

E per le altre zone?
«Differenzierei tra ferro e gomma: sul primo versante metto il collegamento ferroviario con , poi la tramvia della Valle e un collegamento est-ovest di tipo metropolitano sull'asse Ambivere-Montello, attraversando quindi Ponte San Pietro, Bergamo e Seriate».

Poi ci sono le strade…
«Insieme, perché bisogna intervenire su entrambi i fronti. Alcune opere sono state progettate, come la variante di Zogno, assolutamente fondamentale per lo sviluppo della Valle Brembana, così come il nuovo tracciato della Villa d'Almè-. Ma citerei anche la tangenziale ovest di Treviglio e la variante Cisano Bergamasco-Pontida». Spostiamoci nella Bassa del suo «rivale» , qui c'è Brebemi. «Opera assolutamente prioritaria, così come l'Alta velocità ferroviaria. Più a nord puntiamo su un'altra opera attesa da sempre, come Pedemontana, e poi c'è Ipb, la connessione tra queste due autostrade».

Sarà anche una vostra priorità?
«Assolutamente sì, ma è fondamentale mettere intorno ad un tavolo i sindaci interessati dal tracciato, così da coordinare la sua realizzazione con la viabilità locale. Non prima, non dopo, ma contemporaneamente: e soprattutto in modo concordato e condiviso. Perché il contributo dei sindaci è fondamentale per la realizzazione in tempi certi 'opera». Torniamo per un attimo al ferro, sul versante delle dolenti note: la situazione dei pendolari continua ad essere semplicemente disastrosa. «Mercoledì scorso ho incontrato personalmente i pendolari in partenza da Bergamo, insieme al segretario regionale Maurizio Martina e al consigliere Beppe Benigni. C'è poco da dire, purtroppo, la situazione è davvero difficile».

E pensare che con il raddoppio e il quadruplicamento ferroviario la svolta sembrava a portata di mano…
«Invece ci ritroviamo con tre fermate fantasma come Levate, Arcene e Stezzano che vanno subito aperte per consentire agli abitanti di quei paesi di muoversi in treno per raggiungere i loro posti di lavoro. Perché non è possibile andare avanti solo a colpi di taglio di nastro e poi lasciare queste strutture abbandonate».

E cosa bisogna fare?
«Purtroppo la Provincia non ha grandissime competenze, la palla è in mano a Regione e Ferrovie. Certo, se la Provincia non si limitasse a tagliare i nastri e facesse sentire in modo più vivace la propria voce: su alcuni temi delicati siamo andati a Roma negli anni passati, non vedo perché non si possa fare lo stesso a ».
Ci sono Province vicine come Brescia e Cremona che ci hanno messo del loro, comprando treni…
«Francamente non so se sia una soluzione praticabile dal punto di vista economico».

Restando in tema di soldi, come fare fronte al problema del trasporto pubblico locale e della carenza di fondi?
«Nel 2009 la Provincia ha messo 3 milioni di propri fondi nel settore per fare fronte all'emergenza, perché la Regione trasferisce (ma sarebbe dire che scarica) sì le competenze ma non soldi… L'anno prossimo bisognerà iniziare a lavorare alla gara per il trasporto pubblico: secondo me è l'occasione per ripensare il sistema e puntare su scelte decisive come il biglietto unico». Come intendete organizzare il rapporto con il Comune capoluogo per la risoluzione dei nodi strategici? «Allargando il tavolo anche ai Comuni dell'hinterland, questo è il passaggio fondamentale. Fatto questo bisogna dividersi onori e soprattutto oneri con l'obiettivo comune di stare meglio».

Anche se l'amministrazione comunale è di colore politico diverso?
«Questi sono problemi senza colore».

L'Eco di Bergamo