Egregio direttore, mi consenta di intervenire nel dibattito sul futuro delle nostre stazioni sciistiche. Ho lavorato in Parlamento con un occhio sempre attento al turismo montano e sono riconducibili al sottoscritto gli ultimi provvedimenti che in qualche modo promuovono tale attività economica, spesso sottovalutata ma costantemente in crescita. Il territorio vallare bergamasco è un patrimonio dal quale non possiamo prescindere; in esso si è sviluppata un'economia industriale forte dal punto di vista umano, ma debole dal punto di vista ambientale e infrastrutturale. Più di tante altre, le nostre sono elemento vitale del tessuto economico , ma anche il luogo nel quale si genera un equilibrio ambientale che rende più vivibile l'intera Lombardia. In esse, dunque, i temi dell' 2015 («Alimentare il pianeta» ed «energia per la vita») trovano la loro declinazione completa.

L'occasione dell'Expo è propizia, ma per non perderla è necessario che la politica smetta di considerare le montagne bergamasche come un bacino elettorale meno interessante di un quartiere di . Vedere una progettualità che crea corsi navigabili «fasulli» all'interno di Milano può essere suggestivo ma è uno scenario artefatto, mentre la valle Brembana, la e le altre valli sono luoghi reali, autentici. E, a mio avviso, l'Expo, con le sue opportunità, deve essere al servizio del vero, tanto più se questo «alimenta il pianeta» ed è costante di «energia per la vita».

Fatta questa premessa, entriamo nel merito del dibattito sulle piste da sci e sul turismo montano, cercando di pensare più in grande di quanto fatto finora. Personalmente ritengo inutile (ho espresso questa mia opinione anche al presidente Bettoni) la politica dei grandi collegamenti tra i comprensori sciistici. Non certo per le ragioni portate avanti dalle associazioni ambientaliste, troppo spesso ignare di una strategia di sviluppo e prigioniere di una visione da «riserva indiana», quanto piuttosto perché ritengo che la priorità sia un'altra, ossia la sostituzione di una buona parte degli impianti di risalita nelle stazioni di partenza con impianti moderni a sganciamento automatico. Investire soldi nella politica dei «caroselli» senza avere prima potenziato gli impianti alla base delle località di montagna è un errore di prospettiva.

Il turista nelle nostre stazioni sciistiche richiede agilità nelle prestazioni e molto spesso un'offerta «mordi e fuggi». Per essere competitivi abbiamo quindi anzitutto bisogno di una viabilità adeguata, e di impianti idonei a rispondere al nostro target. Più che impianti di collegamento a monte servono impianti veloci per bene – anche solo per poche ore – a valle.

In sintesi, voglio credere che con i fondi per l'Expo si possa contare su finanziamenti che consentano il potenziamento degli impianti di innevamento artificiale; la sostituzione di una parte degli impianti di risalita alla base delle stazioni invernali con impianti a sganciamento automatico e un ulteriore investimento nella viabilità vallare teso a ridurre la tempistica degli spostamenti. In questo momento di crisi e recessione bisogna puntare sulle attività economiche che meno di altre temono la concorrenza dei Paesi emergenti e che addirittura si rivolgono ai nuovi mercati con un'offerta difficilmente ripetibile.

La crisi di alcune attività economiche nelle nostre non deve diventare motivo di un nuovo esodo ma un'occasione di riflessione che ci porti a migliorare e a riconvertire le nostre capacità imprenditoriali. In questa direzione tutti devono fare la loro parte, banche comprese, che potranno come in passato trovare nei bergamaschi investitori oculati ed operatori creativi, capaci di rigenerare quella ricchezza mai stata patrimonio di pochi.

Gianantonio Arnoldi – lettere al L'Eco di Bergamo