Sfida tra cuochi a San Pellegrino, alloro a Trezzo

Senza categoria Non commentato »

San Pellegrino Terme – È Luca Mariani, 17 anni, di Trezzo, il vincitore della settima edizione del concorso gastronomico svoltosi all’Alberghiero di San Pellegrino e patrocinato dal Comprensorio venatorio alpino della Valle Brembana. La competizione ha coinvolto i cuochi provetti della scuola che si sono prodigati nella realizzazione di piatti a base di camoscio, tema di quest’anno. Nel corso del pomeriggio la sfida ai fornelli e le valutazioni della giuria e in serata l’incontro conviviale al quale hanno partecipato, numerosi cacciatori. Alla fine la giuria, composta dagli chef Emanuela Rossi del ristorante Corona di Branzi, Emilio Ronzoni del ristorante «Piazza Brembana», dal maître Amira (Associazione maître italiani ristoranti e alberghi) Maurizio Risi, dal grandmaître Francesco Tassi, da Tina Arrigoni del caseificio «CasArrigoni » di Peghera di Taleggio e da un rappresentante dal comprensorio alpino Flavio Galizzi, hanno decretato i vincitori: al primo posto Luca Mariani con il piatto «Lingotto di camoscio con salsa amarene, polenta allo Strachitunt dop, gelato alla zucca e crocchetta di lenticchie»; al secondo il duo Nicholas Sala di Sotto il Monte e Pietro D’Adda di Treviglio, al terzo un altro duo, composto da Elisa Cattaneo di Valbrembo e Sara Nova di Mapello (di 16 anni).

CONTINUA ARTICOLO »

Il gelato bergamasco nasce a San Pellegrino e si fa con i biscotti

Senza categoria Non commentato »

San Pellegrino Terme e il suo biscotto fanno incetta di premi al concorso di Ascom dedicato al
«gelato artigianale del territorio bergamasco». La tradizione batte la sperimentazione e il tipico dolce della cittadina termale si impone, come ingrediente principe, su altre specialità orobiche come vini e formaggi, usati con coraggio dai gelatieri concorrenti ma non premiati dalla giuria. Prima e seconda classificata sono La Gelateria e la Pasticceria Bigio di San Pellegrino. I 31 partecipanti alla gara (gelatai di città e provincia e un gruppo di studenti degli istituti alberghieri) avevano avuto mandato di utilizzare solo prodotti del territorio bergamasco. Così Marco Mangili (salito sul primo gradino del podio) ha puntato su un «gusto classico, semplice, pulito» nato dall’unione della crema al fiordilatte con il biscotto brembano; mentre il Bigio ha affiancato al tradizionale frollino a mezzaluna, i mirtilli di Ornica e il latte d’asina.

CONTINUA ARTICOLO »

Valtorta: Il diavolo e il minatore scalzano Arlecchino

Senza categoria Non commentato »

SONY DSCValtorta – Nel territorio lombardo non sono tuttavia molti i Carnevali che si possono definire «tradizionali», nel significato che a questo aggettivo viene attribuito dalla comunità scientifica e che è stato fatto proprio dall’Unesco e, recentemente, dalla Regione Lombardia con l’istituzione del Registro delle Eredità Immateriali (Reil) per la valorizzazione di beni e saperi che sono tuttora praticati e sono riconoscibili come prodotti della creatività di specifiche comunità locali, non riconducibili ai modelli della cultura di massa. Tra i sei Carnevali lombardi considerati di tradizione e inseriti nel REIL due sono in area bergamasca, entrambi in Valle Brembana, a Valtorta e Dossena.

CONTINUA ARTICOLO »

La cultura della baita

Senza categoria Non commentato »

Le baite, disseminate in tutta la nostra Alta Valle, rappresentano bene la vita secolare dei nostri antenati scandita sulle montagne secondo il tempo e le stagioni. Per questo le baite ci parlano, e la natura in cui le baite sono immerse ci attira anche oggi dove una vita tecnologizzata e frenetica ci lascia spesso storditi e vuoti. La natura ci parla, parla al mandriano e al contadino, come al filosofo, al letterato e all’uomo religioso. I nostri antenati che hanno vissuto vite intere in montagna hanno lasciato a noi della Valle i loro geni, le loro emozioni, anche inconsce, di fronte ai cambiamenti meravigliosi delle stagioni, di fronte a un bosco innevato, a un prato fiorito, alla luna che esce da un’abetaia, o a un camoscio che si rifugia nel bosco. La natura ci parla, e i fortunati che hanno i geni degli avi montanari meglio degli altri capiscono il suo linguaggio, perché non tutti lo comprendono.

CONTINUA ARTICOLO »