Il pastore bergamasco conquista l’Australia

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Cane-Pastore-Bergamasco6San Pellegrino Terme – Il futuro del cane da pastore bergamasco è nel Nord Europa e in Australia. A rischio di estinzione fino a pochi anni fa, la razza originaria delle nostre valli sembra aver trovato una seconda patria nei boschi e nei prati di Germania, Svezia, Olandae Belgio, dove è sempre più apprezzata e diffusa. Ma allevamenti sono sorti da tempo anche in Svizzera, negli Stati Uniti, in Spagna e da qualche mese in Australia, nella cittadina di Grong Grong (vicino a Canberra), dove il «nostro » cane viene proposto come «a beautiful dog with the most incredible personality and intelligence». Il raduno Oggi e domani, a San Pellegrino, si terrà il 31° raduno internazionale organizzato dall’Associazione amatori del cane da pastore bergamasco, occasione di incontro per gli appassionati. I soci arriveranno dall’Italia, ma anche da Svizzera e Spagna.

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Al “Porte aperte” Guglielmo Locatelli mostra i suoi gioielli

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Agricoltura-Valtaleggio3Taleggio – Pieno successo di «Porte aperte in azienda» svoltosi per la terza edizione nei giorni scorsi a Reggetto di Vedeseta in valle Taleggio presso l’azienda di Guglielmo Locatelli Guglielmo. Una visita, quella che in tanti hanno compiuto, alla ricerca della genuinità dei prodotti e della qualità del bestiame e che ha visto una folta partecipazione di allevatori ed operatori ed esperti provenienti anche da fuori provincia. La garanzia di qualità era rappresentata proprio dal «grande patriarca», quel Guglielmo Locatelli che riscoprendo lo Strachitunt, oggi fresco di Dop (seppure ancora in norma transitoria) insieme ad Alvaro Ravasio e Giulio Signorelli, ha restituito al mondo una gemma casearia a due paste a latte crudo di assoluta eccellenza, oggi anche molto apprezzata all’estero per la sua erborinatura naturale e l’ottimo grado di affinamento. La Loca, sociatà di Locatelli, ha ben 180 capi stallati, bovine di razza bruna di alta genealogia frutto di ristallo ed è una delle realtà di maggior spicco del settore zootecnico della montagna lombarda, ben conosciuta da tutti gli addetti ai lavori. Oltre ad allevare i capi che sono presenti sul libro genealogico con il marco aziendale, l’azienda produce anche seme di tori, per cui è diventata a tutti gli effetti un centro genetico a marchio bergamasco.

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Da elettricista a casaro, gli allevatori in cattedra

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casaroValle Brembana – In diversi settori sono frequenti i momenti di confronto fra scuola e azienda. Lo sono un po’ meno quando il secondo fattore del binomio è il mondo agricolo montano dove le aziende sono spesso realtà piccole o piccolissime. Per questo è stato motivo di interesse, e si farà il bis su altri temi, l’incontro sull’arte dei casari promosso da dirigenza scolastica e assessorato all’Agricoltura della Comunità montana di Valle Brembana che si è tenuto al Centro regionale di formazione professionale di San Giovanni Bianco dove si tiene il corso per cooperatore agricolo frequentato da 20 ragazzi delle Valli Brembana e Imagna.

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Mungitura a mano, uno studente batte il Casaro d’oro

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Branzi – Diciannove anni, studente in Lettere ma figlio d’arte. Nicolò Quarteroni di Lenna, dopo sette anni, ha rotto il dominio incontrastato di Alfio Cattaneo, vincendo la gara di mungitura a mano alla Fiera di San Matteo di Branzi, chiusasi ieri con 5.000 presenze. Per una volta Cattaneo, di Branzi, 36 anni – peraltro eletto «Casaro d’oro» per il miglior «Formai de mut» –, ha dovuto accontentarsi della posizione d’onore. Nicolò, figlio di Ferdy Quarteroni, titolare dell’omonimo agriturismo di Lenna, da papà ha imparato le tecniche della mungitura, da quella a «brac» (mano aperta) a quella a «nodel» (col pollice piegato). Una vera arte, fatta di fatica e allenamento, imparata durante le estati in Valle Inferno, sopra Ornica. «Se si vuole alimentare le vacche senza mangimi e quindi avere un prodotto veramente d’eccellenza – dice Nicolò – in alpe bisogna mungere ancora a mano. E qualcuno, chi produce vero “Formai de mut” e Bitto storico, lo fa ancora. Mungendo a mano e senza macchine si può più facilmente spostare gli animali raggiungendo prati e pascoli altrimenti abbandonati, perché le mungitrici hanno bisogno di elettricità».

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