Branzi – Diciannove anni, studente in Lettere ma figlio d'arte. Nicolò Quarteroni di Lenna, dopo sette anni, ha rotto il dominio incontrastato di Alfio Cattaneo, vincendo la gara di mungitura a mano alla Fiera di San Matteo di Branzi, chiusasi ieri con 5.000 presenze. Per una volta Cattaneo, di Branzi, 36 anni – peraltro eletto «Casaro d'oro» per il miglior «» –, ha dovuto accontentarsi della posizione d'onore. Nicolò, figlio di Quarteroni, titolare dell'omonimo agriturismo di Lenna, da papà ha imparato le tecniche della mungitura, da quella a «brac» (mano aperta) a quella a «nodel» (col pollice piegato). Una vera arte, fatta di fatica e allenamento, imparata durante le estati in Valle Inferno, sopra . «Se si vuole alimentare le vacche senza mangimi e quindi avere un prodotto veramente d'eccellenza – dice Nicolò – in alpe bisogna mungere ancora a mano. E qualcuno, chi produce vero “Formai de mut” e Bitto storico, lo fa ancora. Mungendo a mano e senza macchine si può più facilmente spostare gli animali raggiungendo prati e pascoli altrimenti abbandonati, perché le mungitrici hanno bisogno di elettricità».

Nicolò ha sbaragliato la concorrenza mungendo ben 9,8 chili di latte in tre minuti, contro i 9,4 di Cattaneo. E dando distanze chilometriche al «suo» allievo Francesco Maroni, presidente della Fiera San Matteo. Secondo nella mungitura, Cattaneo s'è aggiudicato, però, il titolo di «Casaro d'oro», per il miglior «Formai de mut 2012». «Il mare l'ho visto in cartolina, la televisione difficilmente mi capita di vederla, solo alcune sere d'inverno quando la stanchezza non prende il sopravvento dopo cena – dice –. In cambio conosco in dettaglio gli alpeggi di e dell'alta Valle in genere. Trascorro le mie giornate fra i pascoli, in compagnia di alpeggiatori e giovani». «La vittoria è una soddisfazione che gratifica i sacrifici che una vita simile comporta – spiega Cattaneo –. Sin da bambino le mie giornate le ho trascorse in alpe. Sono felice della mia scelta, è una vita di sacrifici che rende felici. Non farei cambio con nessun altro mestiere».

Una famiglia di casari
Alfio pensa al bestiame: circa 130 capi, in alpeggio a 1.800 metri nei pressi di Foppolo e alla mungitura; la moglie Simona Paganoni produce invece il formaggio (è suo, quindi, soprattutto, il merito per il premio, ndr), quindi si occupa del piccolo negozio in piazza a Branzi, e con lei le due figlie Giulia, 7 anni e Anna, 4. Una famiglia di casari, quella dei Cattaneo. E ad aiutare Alfio in alpeggio ci sono altri ragazzi, tutti residenti in alta valle, come Simone Cattaneo, 23 anni, o Omar Rivellini, 16: «Sarà Omar il prossimo casaro – precisa Cattaneo –. A questi ragazzi sto trasmettendo la passione e l'arte di produrre “Formai de mut”. La nostra è prima di tutto una passione, non un lavoro. Io vivo bene a contatto coi giovani. Molti ragazzi rimangono affascinati da questa vita. I sacrifici non li spaventano. Noi siamo felici, ci divertiamo e lavoriamo sodo».

La mattina sveglia presto, attorno alle 5 e mezza, poi la mungitura e la conduzione del bestiame. La sera si va a letto tardi, non c'è molto tempo per dormire. A ritirare il premio del «Casaro d'oro» il giovane Diego Sonzogni, 20 anni, di . «Questo formaggio è frutto del lavoro di della mia azienda – conclude –. Questi ragazzi ci mettono impegno e determinazione. È un piacere lavorare con ragazzi seri. Così ho preferito che fosse un giovane a ritirare il riconoscimento», conclude Cattaneo. Nove le aziende agricole in concorso. Seconda classificata l'azienda agricola di Ivano Cattaneo di Valleve, mentre terza l'azienda «Sebastiano Monaci e fratelli» di Branzi. «La passione è molta, c'è una profonda cultura di saperi e tradizioni – dice Francesca Monaci, presidente del Consorzio “Formai de mut” –. Fortunatamente ci sono giovani appassionati a questo stile di vita».

Massimo Pesenti – L'Eco di

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