I sindaci del ieri a . Segnaliamo zone con maggiore valore naturale. Troppi vincoli nel Parco delle Orobie. Limitazioni che sobbarcano di lavoro l'ente e mettono in difficoltà i Comuni. E di ridefinizione dei vincoli hanno discusso ieri a Milano il presidente del Parco delle Orobie bergamasche Franco Grassi e una trentina di sindaci con l'assessore regionale ai Sistemi verdi e Paesaggio Alessandro Colucci e il presidente della commissione Agricoltura in Consiglio regionale Carlo Saffioti.  «Ci sono vincoli che, da una parte, strangolano l'attività delle amministrazioni locali – dice Grassi – e dall'altra caricano di lavoro il nostro ente per le richieste di autorizzazioni che ci arrivano. Per questo ho chiesto da tempo ai Comuni di informarci subito, tramite i loro tecnici, degli interventi che prevedono di fare sul loro territorio.

In modo che, quando la richiesta , la nostra risposta possa essere immediata». Un lavoro, quello del Parco delle Orobie, che deve fare i conti con la scarsità di risorse. «Abbiamo fondi solo da Regione e Provincia – dice Grassi – e i troppi vincoli comportano una mole di lavoro eccessiva».

Dall'incontro di ieri è emersa la disponibilità dei sindaci a rivedere i confini delle aree protette. «Nessuno ha chiesto che i vincoli vengano tolti – prosegue il presidente del Parco –. Anzi, da pare dei sindaci c'è stata la disponibilità a segnalare aree che hanno un maggior valore di naturalità rispetto a quelle oggi inserite nelle Zone di protezione speciale. Quindi sono pronti a ridisegnare i perimetri dei vincoli, anche se la procedura sarà lunga e difficile».

Cauto sulla proposta di riduzione dei vincoli il coordinatore provinciale di LegambienteGiovanni
Testa. «Prima di ridurre i vincoli dalle Zone la protezione speciale bisognerebbe far funzionare le aree dove già i vincoli non ci sono. Giusto dare le opportunità di sviluppo – continua Testa – ma siamo veramente sicuri che togliendo i vincoli si creano tali opportunità? Guardiamo, per esempio, al Parco locale del monte Canto. A Carvico era stato avviato un progetto di filiera del legno, con l'utilizzo degli scarti per il riscaldamento degli edifici pubblici. Poi i contrasti all'interno degli enti locali hanno interrotto tutto. Idem per il progetto che doveva partire a Casnigo, sempre nell'ambito delle biomasse. Allora, le aree da utilizzare e senza vincoli ci sono, ma occorrono progetti, obiettivi condivisi e risorse. Togliere semplicemente i vincoli non servirebbe a nulla se poi non si è in grado di far partire i progetti». D'accordo Testa sulla razionalizzazione di risorse umane e strumentali dei Parco, ma con un limite: «L'importante è che non si vada verso un centralismo di controllo e decisioni – dice –. Occorre che resti un livello locale di responsabilità. La partecipazione diretta degli enti locali non va tolta».

D'accordo sulla necessità di una condivisione delle risorse umane e strumentali, il presidente del Parco Adda NordAgostino Agostinelli: «Il problema è sul tavolo da alcune settimane – dice – ed è evidente che qualche taglio dovrà essere fatto. La Regione non riesce a garantire la copertura dei fondi necessari e Comuni e Province, gli altri enti che contribuiscono a far funzionare i Parchi, sono anche loro in difficoltà economiche. E qualcuno ci ha già detto che non sa quando riuscirà a versare la quota annuale. Il rischio, quindi, è quello di avere solo i fondi necessari per il mantenimento della macchina, ma di non avere nulla per la , il che sarebbe assurdo. Giusti, quindi, gli accorpamenti delle risorse con due punti fissi: il ruolo di partecipazione dei Comuni non deve venir meno e i confini, frutto di anni di mediazioni, non vanno modificati».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo