I sindaci del ieri a Milano. Segnaliamo zone con maggiore valore naturale. Troppi vincoli nel Parco delle Orobie. Limitazioni che sobbarcano di lavoro l'ente e mettono in difficoltà i Comuni. E di ridefinizione dei vincoli hanno discusso ieri a Milano il presidente del Parco delle Orobie bergamasche e una trentina di sindaci con l'assessore regionale ai Sistemi verdi e Paesaggio Alessandro Colucci e il presidente della commissione Agricoltura in Consiglio regionale Carlo Saffioti.  «Ci sono vincoli che, da una parte, strangolano l'attività delle amministrazioni locali – dice Grassi – e dall'altra caricano di lavoro il nostro ente per le richieste di autorizzazioni che ci arrivano. Per questo ho chiesto da tempo ai Comuni di informarci subito, tramite i loro tecnici, degli interventi che prevedono di fare sul loro territorio.

In modo che, quando la richiesta arriva, la nostra risposta possa essere immediata». Un lavoro, quello del Parco delle Orobie, che deve fare i conti con la scarsità di risorse. «Abbiamo fondi solo da Regione e Provincia – dice Grassi – e i troppi vincoli comportano una mole di lavoro eccessiva».

Dall'incontro di ieri è emersa la disponibilità dei sindaci a rivedere i confini delle aree protette. «Nessuno ha chiesto che i vincoli vengano tolti – prosegue il presidente del Parco –. Anzi, da pare dei sindaci c'è stata la disponibilità a segnalare aree che hanno un maggior valore di naturalità rispetto a quelle oggi inserite nelle Zone di protezione speciale. Quindi sono pronti a ridisegnare i perimetri dei vincoli, anche se la procedura sarà lunga e difficile».

Cauto sulla proposta di riduzione dei vincoli il coordinatore provinciale bergamasco di LegambienteGiovanni
Testa. «Prima di ridurre i vincoli dalle Zone la protezione speciale bisognerebbe far funzionare le aree dove già i vincoli non ci sono. Giusto dare le opportunità di sviluppo – continua Testa – ma siamo veramente sicuri che togliendo i vincoli si creano tali opportunità? Guardiamo, per esempio, al Parco locale del monte Canto. A Carvico era stato avviato un progetto di filiera del legno, con l'utilizzo degli scarti per il riscaldamento degli edifici pubblici. Poi i contrasti all'interno degli enti locali hanno interrotto tutto. Idem per il progetto che doveva partire a Casnigo, sempre nell'ambito delle biomasse. Allora, le aree da utilizzare e senza vincoli ci sono, ma occorrono progetti, obiettivi condivisi e risorse. Togliere semplicemente i vincoli non servirebbe a nulla se poi non si è in grado di far partire i progetti». D'accordo Testa sulla razionalizzazione di risorse umane e strumentali dei Parco, ma con un limite: «L'importante è che non si vada verso un centralismo di controllo e decisioni – dice –. Occorre che resti un livello locale di responsabilità. La partecipazione diretta degli enti locali non va tolta».

D'accordo sulla necessità di una condivisione delle risorse umane e strumentali, il presidente del Parco Adda NordAgostino Agostinelli: «Il problema è sul tavolo da alcune settimane – dice – ed è evidente che qualche taglio dovrà essere fatto. La Regione non riesce a garantire la copertura dei fondi necessari e Comuni e Province, gli altri enti che contribuiscono a far funzionare i Parchi, sono anche loro in difficoltà economiche. E qualcuno ci ha già detto che non sa quando riuscirà a versare la quota annuale. Il rischio, quindi, è quello di avere solo i fondi necessari per il mantenimento della macchina, ma di non avere nulla per la , il che sarebbe assurdo. Giusti, quindi, gli accorpamenti delle risorse con due punti fissi: il ruolo di partecipazione dei Comuni non deve venir meno e i confini, frutto di anni di mediazioni, non vanno modificati».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di