Toglierci gli acquedotti sarà come staccar la spina alla Val Brembana

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Okey. Ma per piacere, che nessuno più arrivi qui a raccontarci che la montagna va difesa, che bisogna lavorare contro lo spopolamento e bla bla vari perché allora… allora…». Capito. «Quanti ne abbiamo sentiti di quelli che bisogna… bisogna cosa? Chi vien su ogni tanto a proclamare, ha idea di cosa può voler dire togliere l’acqua alle nostre comunità? L’acqua è vita, ma non solo quella che intendono i dottori, no. È identità. È radici. È madre, è il nostro elemento, è la nostra storia». Carmelo Goglio, vicesindaco di Olmo al Brembo, 48 anni, da 15 è il responsabile delle dighe e delle centrali di Italgen in alta Val Brembana. È nato qui, ha girato per lavoro e qui è tornato. «Ma, per piacere, basta con la storia dei montanari chiusi e refrattari al mondo. Basta per favore. Noi siamo nel mondo come tutti gli altri. Ma forse più di altri sappiamo da dove veniamo e difendiamo quel dove».

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Scomparso nei boschi, il team di Rai 3 cerca indizi

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Moio de’ Calvi – Una troupe di «Chi l’ha visto?», la popolare trasmissione di Rai 3 condotta da Federica Sciarelli e dedicata ai casi di persone scomparse o insoluti, ieri è arrivata in Alta Valle Brembana a caccia di indizi su Sergio Roccato, il milanese di 35 anni di cui si sono perse le tracce dal 2 settembre. Con loro anche i genitori dello scomparso e il Soccorso alpino. La sua auto era stata ritrovata martedì 4 settembre dai carabinieri di Piazza Brembana, ferma in un piazzale al bivio tra Lenna e Roncobello, in territorio di Moio de’ Calvi. Subito la grande macchina del soccorso si era messa in moto nel tentativo di ritrovare il giovane che era alla guida e che ancora risulta scomparso. Ora la famiglia di Sergio Roccato ha deciso di diffondere la fotografia e alcuni dettagli che potrebbero risultare utili alle ricerche o comunque per eventuali segnalazioni.

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Fuga dalla Val Brembana, l’Europa studia il caso

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Valle Brembana – Il progetto Padima contro lo spopolamento. La ricercatrice: «Per ripartire bisogna creare un tipo di economia del tutto nuova» – Il lavoro non c’e’, i servizi vengono chiusi, i giovani se ne vanno, e a restare in paese sono pochi e sempre più anziani. La Val Brembana è ormai da anni come una clessidra, con gli abitanti che scendono verso il basso con l’inesorabile velocità della sabbia, lasciando la parte superiore sempre più vuota e desolata. Negli ultimi trent’anni è l’area della Lombardia che ha subìto lo spopolamento maggiore, con il numero dei nati in calo, quello dei morti in ascesa e gli abitanti che traslocano verso la pianura o almeno nei paesi di fondo valle. Ed è per questo che è stata scelta dall’Unione europea insieme ad altre cinque aree montane di Francia, Spagna, Svezia e Norvegia per il progetto Padima (sigla di «Policies against depopulation in mountain areas», cioè «Politiche contro lo spopolamento delle aree montane»).

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La valle riabbraccia la “petite” Brembilla

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Brembilla – Carminati, Musitelli, Salvi, Busi, Pellegrini, Pesenti e Capelli: cognomi di famiglie brembillesi, di Gerosa, Blello e della Valle Imagna. Da quasi un secolo, a Nantua, 4.000 abitanti in un angolo di Francia del dipartimento dell’Ain (regione del Rodano-Alpi), c’è un pezzo di Bergamasca, soprattutto di Brembilla. Qui, tra le due guerre, emigrarono a fare boscaioli e muratori decine di valligiani. Qualcuno tornò dopo anni di lavoro, altri rimasero e là fecero famiglia integrandosi pienamente nella comunità transalpina in riva al lago omonimo di Nantua. Nei giorni scorsi, a ormai 80 anni da una fotografia che ritrae la «Colonie italienne» – come veniva chiamata – la petite Brembilla francese ha riabbracciato ufficialmente la terra d’origine. Dopo il gemellaggio siglato a Brembilla lo scorso anno, le due comunità si sono di nuovo incontrate, questa volta a Nantua, in tre giorni di ricordi ed emozioni.

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