Si posa la maxi statua di Arlecchino a Villa d’Almè

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ImmagineValle Brembana – Oltre quattro metri di altezza per 18 tonnellate, tra marmo bianco di Carrara e Arabescato orobico. Con luci che daranno ancora più risalto al vestito multicolore ed esalteranno la statua in tutta la sua imponenza. La Valle Brembana rende così omaggio ad Arlecchino, maschera simbolo della Bergamasca, che la tradizione vuole proprio originaria della terra del Brembo, in particolare di San Giovanni Bianco. La statuamonumento, pensata e voluta nel2013 dagli imprenditori Marino Sonzogni di Zogno e Ferdy Quarteroni di Lenna (e dalla Comunità montana) sponsor del film «Io, Arlecchino» di Giorgio Pasotti, sarà posata lunedì alla rotonda di Villa d’Almè (intersezione con la provinciale per Dalmine).

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Sposa dal Papa, questa volta in abito lungo

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217006Oltre il Colle – L’anno scorso fu una «faticaccia», una vera impresa: per riuscire a incontrare Papa Francesco, loro, novelli sposi e con «pass» tra le mani, dovettero chiedere l’intercessione di padre Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI. Samantha Palazzi, di Zorzone di Oltre Colle, convolata a nozze pochi giorni prima ad Assisi, con Cristian Bonaldi, coerente con lo stile francescano si era presentata all’altare con un abito sobrio, e in pantaloni. Gli stessi con cui voleva partecipare all’udienza in Piazza San Pietro, concessa proprio ai novelli sposi. Ma il rigido protocollo vaticano, fino all’ultimo, impedì a Samantha e Cristian di avvicinarsi al Pontefice: di rigore, per la sposa, lo strascico. Finché, per loro, ormai disperati, intervenne proprio padre Georg, intercedendo presso gli addetti del cerimoniale.

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Torri e cunicoli, prende forma il castello misterioso di Roncobello

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Roncobello – Sta tornando alla luce un’opera storica che da secoli giaceva nascosta nella vegetazione che, indisturbata, è cresciuta sulla collina posta in località Forcella di Bordogna, frazione di Roncobello. Pochi resti e poche tracce lasciavano presagire ciò che sarebbe stato rinvenuto. Un castello di epoca bassomedievale: è questa la scoperta che i ricercatori storici Gabriele Medolago e Francesco Macario, nel corso della loro ricerca sulla storia di Roncobello, hanno fatto qualche anno fa, spinti dal nome «Castello» con cui viene chiamata la zona in cui si è svolto il ritrovamento.

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La verità sulla strage del Pianetti

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SimonePianettiValle Brembana  – I soprusi, lo scontro con le autorità e i concittadini, il proposito di vendetta e il massacro, la fuga, il pentimento e il mistero della sua scomparsa. Domenica prossima saranno trascorsi cent’anni da quel drammatico 13 luglio 1914 quando Simone Pianetti uccise, in tre ore di follia, sette persone. Ma l’eco di quella strage ancora non si è spento in Val Brembana e, a distanza di un secolo, il nome del «giustiziere solitario» di Camerata Cornello è ancora usato da qualcuno – più per scherzo che con reali intenzioni — per mettere in guardia qualche «nemico»: «Arda che fö come ol Pianet!». Cent’anni dal dies irae, cent’anni di leggende, racconti macabri, romanzi, teatri, spettacoli di burattini, ma anche canzoni moderne per quella che è diventata «una fra le più appassionanti vicende della Belle Époque», ma anche «un enigma mai risolto». Così la definisce Denis Pianetti, pronipote di Simone (ovvero figlio del fratello Pasquale) che venerdì sera, all’oratorio di Camerata Cornello presenterà il libro sulla storia del suo antenato.

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