La scultura di Arlecchino mette le basi e invita i turisti

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arlecchinoValle Brembana – Arlecchino inizia a muovere i primi passi. O meglio, a mettere le basi. Sono iniziati, al centro della rotatoria stradale di Villa d’Almè (quella posta all’incrocio con la strada provinciale per Dalmine), all’ingresso della Valle Brembana, i lavori per la posa della scultura-statua che dovrà diventare uno dei simboli forti di questa terra, anche in vista del recente film dedicato alla maschera dall’attore bergamasco Giorgio Pasotti. Lavori in corso In questi giorni l’impresa «Ceroni costruzioni» di Zogno (su progetto di Sandro Ceroni e di Gianpietro Persico) sta realizzando il basamento su cui, presumibilmente da novembre, sarà posata la scultura di Arlecchino, in corso di realizzazione a opera dell’artista milanese Nicola Gagliardi.

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Valle bloccata per il Carnevale? Lasciateci vivere il paese

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San Giovanni Bianco – Arlecchino, questa volta, sembrerebbe averla fatta grossa: la sua sfilata avrebbe addirittura bloccato l’intera Valle Brembana, con auto in coda da Lenna fin giù al suo paese, San Giovanni Bianco. Scherzo di Carnevale? Deve averlo pensato qualche automobilista che domenica pomeriggio si è trovato incolonnato sulla provinciale. Davanti a sé chilometri di strada da percorrere a passo d’uomo o quasi. La causa? Secondo i più la sfilata in maschera che si stava svolgendo in centro al paese d’Arlecchino. Corteo mascherato che, per una ventina di minuti prima delle 15, è passato per un centinaio di metri sulla strada provinciale (con le auto deviate su via alternativa ma costrette, causa le curve, comunque a fermarsi per fare manovra). Traffico quindi rallentato o fermo e polemiche, anche sul web. L’accusa è partita da un automobilista che domenica pomeriggio si è trovato incolonnato nella galleria di Piazza Brembana.

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In vista dell’Expo la mela brembana sfodera il marchio

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Piazza Brembana – Qualità, senza compromessi, ma anche quantità, viste le richieste in continua crescita. È un consuntivo estremamente positivo quello dell’Associazione Frutticoltori e Agricoltori Valle Brembana (Afavb), che a Piazza Brembana, in occasione del tradizionale pranzo di fine anno, ha presentato il nuovo logo della Mela Brembana. «Vogliamo mantenere – ha affermato il presidente Davide Calvi – un’identità che metta al centro le persone e il sereno dialogo fra i circa 200 associati. L’impegno di questi 20 anni è innanzi tutto l’espressione di un’unità d’intenti che ha sommato passione e competenze. Il nuovo marchio è un biglietto da visita chiaro e riconoscibile dietro al quale c’è prima di tutto il nostro amore per il territorio e la volontà di dargli una prospettiva anche economica ». Il nuovo marchio unisce la scritta Val Brembana e la sagoma di una mela ai colori della natura, delle varietà di mele brembane e all’abito di Arlecchino, testimonial riconosciuto della Valle e del turismo bergamasco.

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Mele brembane, un marchio a tutela dei 200 frutticoltori

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SONY DSCPiazza Brembana – Un nuovo marchio per garantire qualità e territorialità. Viene presentato domenica 15 dicembre a Piazza Brembana, nell’ambito del tradizionale pranzo di fine anno, il nuovo marchio «Mela Val Brembana», promosso dall’Associazione frutticoltori e agricoltori Valle Brembana (Afavb). «Il crescente apprezzamento dei consumatori – sottolinea il presidente Davide Calvi – richiedeva un passo deciso per dare riconoscibilità ai frutti della nostra valle, per evitare che altri possano sfruttare a fini meramente commerciali l’impegno che da oltre vent’anni tanti volontari portano avanti con passione e competenza ». Questione di tutela, ma anche espressione di un patrimonio che unisce coltura e cultura in chiave di promozione territoriale. Il nuovo marchio, ideato da Paolo Lorenzo Gelmi in tandem con Radici Due Gandino, «si presenta fresco come una mela, con i colori della nostra valle». In effetti la vistosa scelta cromatica ha un fine ben preciso, mettendo in evidenza i colori della natura e quelli delle varietà di mela (Golden, Gala, Red Delicious, Renetta e Topaz) coltivate da oltre 200 frutticoltori in aree montane altrimenti destinate al degrado.

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