, territorio fragile: affermazione non contestata dagli amministratori, dal momento che i fenomeni franosi e di dissesto idrogeologico non risparmiano la nostra provincia. Ciò in cui non si concorda sono le proporzioni: «Meno drammatiche», dicono, di quanto evidenziato dal geologo Sergio Chiesa su l'Eco di ieri. Il problema sono, come sempre, i fondi. Per mettere in sicurezza l'intera servirebbero infatti – tanto per capirci – opere per 50 milioni di euro.

Sostegno ai comuni di
«È innegabile che ci siano situazioni di difficoltà, ma in generale nei nostri territori le regole vengono rispettate e non si trovano situazioni di grave rischio con costruzioni a ridosso 'alveo dei fiumi, come in altre parti d'Italia avviene», commenta Eli Pedretti, presidente della Comunità Montana Valle Seriana. Pedretti (che è anche sindaco di Valgoglio) suggerisce tra le righe, ma non troppo, che sia un errore pensare di far sparire i piccoli Comuni, in quanto «sentinelle» attente dello stato di salute del territorio. Su interventi che, secondo il geologo, i sindaci non dovrebbero compiere, Pedretti ritiene che «le valutazioni espresse siano troppo pesanti. Non credo che prelevare l'acqua dalle pozze durante l'inverno possa causare rischi – prosegue il presidente della Comunità montana –. È vero che nel caso di Foppolo alterare le pendenze è una ferita per la montagna. Ritengo però che, se gli enti superiori consentono tali opere, lo facciano a garanzia del territorio».

Equilibrio tra sviluppo e tutela
, presidente della , dice: «Non credo si possa mettere in dubbio quanto afferma un professionista serio come Chiesa. Il turismo è per le zone di montagna una risorsa: bisogna essere bravi nel mantenere equilibrio tra sviluppo economico e tutela del territorio. Con la Regione siamo in stretta sintonia per valutare quali interventi compiere in Valle. Il problema è il reperimento di fondi per la prevenzione. L'alluvione del 1987 ci ha insegnato molto per quanto riguarda la necessità di mantenere puliti gli alvei e tutelare i versanti».

Per mettere in sicurezza l'intera Valle , da uno studio preliminare svolto con la Regione, servirebbe un investimento di 50 milioni di euro: «È chiaro che non ci sono. Come comunità montana abbiamo messo a disposizioni 500 mila euro per realizzare nel 2012 piccoli interventi, sapendo che sempre meno risorse giungono alle amministrazioni», conclude Mazzoleni.

Dalla Regione 15,5 milioni
Su un aspetto sono d'accordo i presidenti delle due comunità montane: le risorse economiche sono sempre insufficienti. Da parte sua Daniele Belotti, assessore regionale al Territorio ricorda che da febbraio 2011 nella nostra provincia sono arrivati 15,5 milioni di euro per interventi di messa in sicurezza. «L'accordo di programma firmato con il ministero dell'Ambiente – chiarisce Belotti – ha messo a disposizione 225 milioni di euro per tutta la regione, a sono destinati 10 milioni a cui si sono aggiunti 5,5 milioni “sbloccati” dai fondi stanziati per l'alluvione del 2002». Rispetto a molte altre regioni italiane «la Lombardia si trova in una fase molto avanzata dell'iter per l'attuazione degli interventi, con due di essi, a Monte di Nese e , già conclusi». In questo momento è prioritaria l'opera del canale Gronda Sud nella Bassa, dal costo di 6 milioni di euro, di cui tre a carico della Regione, per mettere in sicurezza dal rischio di esondazione del Morletta. Altro intervento urgente quello in programma per la realizzazione di due vasche anti-esondazioni del torrente Lesina nella zona dell'Isola. «Le risorse sono poche – conclude l'assessore –: la Regione avrebbe bisogno di un miliardo di euro. La strategia possibile per la prevenzione deve passare dai Comuni chiamati ad elaborare Piani di governo del territorio sensibili alla difesa del territorio e alla strategia dell'unione delle forze tra enti».

Laura Arnoldi – L'Eco di Bergamo