Mezzoldo alta Valle BrembanaMezzoldo sembrava un paese lunare
Il messo comunale ricorda: isolati dal mondo per quattro giorni
VALLE BREMBANA Vent'anni fa il Fiume Brembo che si ingrossa a dismisura, come forse non si era mai visto, e porta con sé morte e distruzione. Sono trascorsi vent'anni eppure per molti, per quanti vissero in prima persona quelle tragiche ore, sembra solo ieri.

IL DIARIO Oggi pomeriggio, idealmente, la Valle Brembana si fermerà, e il ricordo andrà a quel sabato pomeriggio del 18 luglio 1987, quando la furia delle acque si portò via ponti, strade, e soprattutto cinque vite umane. Mezzoldo fu il paese più colpito e tra quanti vissero da vicino la tragedia c'era Claudio Lazzarini, allora 38 anni e messo comunale. Su un diario ha scritto quei terribili momenti, l'acqua impazzita, i volti impauriti e la solidarietà della gente unita per difendere il proprio paese. Erano tre giorni che pioveva senza sosta – ricorda – e la terra era intrisa d'acqua. Già da giovedì i cantonieri erano impegnati a tamponare piccoli ruscelli che fuoriuscivano dai canali ma nessuno avrebbe mai pensato a quello che sarebbe potuto succedere da lì a poche ore. Mi accorsi dell'arrivo della piena mentre salivo verso Scaluggio – ricorda -. Sentii un enorme tonfo e vidi che il fiume superava il ponticello della frazione. Tornai in paese e la situazione era già drammatica: a fare paura era il torrente della Valle Domino, proprio in centro.

Un enorme masso si era incastrato sotto un ponticello facendo da diga: l'acqua aveva portato via alcune auto e stava invadendo le case. Per salvare il paese dall'inondazione completa costruimmo un muro che facesse rientrare l'acqua nel torrente. Siamo stati lì fino a notte e quell'argine alla fine si rivelò provvidenziale. Ma Mezzoldo – come Ornica, Piazzatorre, Valtorta e Foppolo – è isolato: manca l'energia elettrica, non ci sono collegamenti telefonici, strade, fogne, acquedotti sono distrutti. Alcune case furono invase dal fango e danneggiate – continua Lazzarini – o distrutte, come capitò alla villetta in località Centralina, sulla per Piazzatorre. Il cimitero venne travolto e una tomba fu trovata più a valle. Insomma un disastro che nessuno, neanche i più anziani, avevano mai visto. In quei frangenti fondamentale fu l'aiuto reciproco della gente come nel caso del condominio che si trovò circondato dall'acqua: gli abitanti vennero portati in salvo grazie ad alcuni volontari, tra cui l'allora sindaco Marco . Attraversarono la corrente d'acqua attaccati a una corda. Per quattro giorni gli unici rifornimenti arrivarono tramite l'elicottero che trasportò al sicuro le più impaurite.

Mezzoldo sembrava un paese lunare – continua Lazzarini -. Isolati dal mondo, con questa nebbia che copriva ogni cosa e tutto intorno il disastro. Solo grazie a Giancarlo Salvini, un appassionato radioamatore del paese, riuscimmo a tenere i contatti con il resto della valle. E ancora oggi, quando c'è un nubifragio o piove per più giorni si sta allerta e il ricordo corre a quel drammatico giorno.

LE VITTIME Ma l'alluvione spezzò soprattutto cinque giovani vite umane. Angelo Salvetti, 22 anni, muratore di Passona Alta di San Giovanni Bianco, quel giorno era proprio a Mezzoldo, a casa della fidanzata Denise Pianetti. La madre, però, telefona a Mezzoldo invitando il figlio a tornare a casa, perché deve avvisarlo sulle condizioni di salute del padre. Angelo parte, ma arrivato al bivio per Piazzatorre la sua Opel probabilmente va in panne. Alcuni operai della Provincia lo videro sull'auto ferma – racconta la mamma Maria Gustinetti, 65 anni, conosciuta come Mariuccia – quando l'onda del fiume stava arrivando. Gli gridarono di scappare. Lui, forse per il rumore dell'acqua, non sentì e venne travolto dalla piena. I genitori, però, non si preoccupano più di tanto. Perché solitamente Angelo trascorre il fine settimana dalla fidanzata e rientra a casa il lunedì sera. Il ponte nuovo di era chiuso e non si poteva passare dall'altra parte del fiume – ricorda Mariuccia – Quindi aspettammo lunedì sera, finché avvisammo i carabinieri della scomparsa di Angelo. E proprio lunedì sera un contadino di Canonica trova un corpo senza vita dove il Brembo si getta nell'Adda. La famiglia di Angelo viene chiamata per l'identificazione. Furono dei momenti terribili – continua Mariuccia – e ringrazio il Signore di avermi dato la forza di superarli. Così come ringrazio Dio di avermi ridato almeno il corpo di Angelo e di averlo potuto seppellire nel cimitero di San Gallo. Perché c'è chi, al contrario, non ha ritrovato più il proprio figlio e non ha potuto piangerlo su una tomba. Remo Cortinovis, 34 anni, di Lenna, invece, venne travolto dalla furia dell'acqua mentre cercava di togliere l'auto dal garage. Quel giorno tornavamo a casa insieme a una famiglia danese conosciuta al mare – ricorda la moglie Sofia Riegler, 51 anni -. Arrivammo a casa il sabato pomeriggio. Mettemmo l'auto della famiglia danese nel garage, ma poco alla volta il box si riempì d'acqua». La casa dei Cortinovis era infatti ai piani di Scalvino, oggi via Gozzi, vicina al ponte della Capre e al Brembo. Mio marito decise allora di spostare l'auto e scese nel box – prosegue Sofia – ma in quel momento il muro cedette per la forza dell'acqua e il fiume travolse Remo. Io venni salvata da mio genero Geremia. Per mio marito, invece, non ci fu nulla da fare. Lo ritrovammo il giorno dopo coperto dal fango. Fu veramente terribile.

LA MESSA Questa sera, alle 20, nel santuario di Costa San Gallo, a San Giovanni Bianco, sarà celebrata una Messa a ricordo di Angelo e Remo e della altre tre vittime dell'alluvione. Si pregherà per non dimenticare. E perché mai più accada un 18 luglio 1987.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo 18/07/2007