gufo realeHo avuto modo di seguire da vicino questa vicenda perché amo molto la fauna, perché ritengo che, come deve essere l'animo di un vero moderno, ho a cuore la protezione della fauna selvatica, specialmente di quelle specie rare, meno conosciute e in qualche modo meno considerate. All'inizio di agosto mi è stato segnalato il ritrovamento di un esemplare di Gufo reale lungo la statale Valle Brembana, all'altezza dei Piani di Scalvino. Informatomi direttamente alla , mi è stata documentato il cattivo stato di salute 'esemplare, che oltre ad un peso ben al disotto della media presentava una vistosa macchia bianca ad un occhio. Considerato che la specie caccia grazie alla vista binoculare, che gli permette di individuare la preda sincronizzando l'udito alla vista, le gravi condizioni di deperimento furono al primo momento ricondotte a tale problema, che gli aveva impedito di alimentarsi da diversi giorni. Fu quindi portato al centro di recupero degli animali feriti, in Val Predina, per gli accertamenti sanitari e per un tentativo di recupero.

Gli esami radiologici diedero un esito inaspettato: il Gufo reale era stato impallinato, verosimilmente da qualcuno che possiede un'arma da caccia funzionante, e aveva in corpo più di una decina di pallini, compreso quello che gli aveva inesorabilmente compromesso la vista. Dico inaspettato perché, a stagione venatoria chiusa, è assolutamente improponibile una giustificazione riconducibile ad un errore umano, comunque inaccettabile da parte di un cacciatore serio che conosce la fauna. L'azione che ha portato al ferimento del gufo reale è stata quindi un'azione intenzionale, determinata da una successione di eventi volontari e premeditati: c'è stata l'acquisizione dell'informazione della sua presenza, la visita al luogo di sosta abituale del gufo, l'individuazione del luogo dove appostarsi; successivamente la determinazione di abbatterlo nonostante si trattasse di una specie molto rara e protetta, di armarsi di fucile in periodo di caccia chiusa, con i rischi che comportava tale atteggiamento, di appostarsi in luogo riparato, probabilmente con un'attesa di diversi giorni, e infine di tentare di abbatterlo. Una serie di comportamenti criminosi.

Alcuni giorni dopo, Sabato 11 Agosto, ho ricevuto la brutta notizia della sua morte. Poteva andare diversamente, potava forse salvarsi, o meglio ancora poteva rimanere là, tra le falesie della Val Parina, a insegnarci che la vita non è fatta solo di luci e musica, di feste e agonismo, ma anche di silenzi, di lotta per la sopravvivenza, di sfide, e di anonimato.

Mi auguro che un po' di rimorso venga anche a quello che ha provocato intenzionalmente la sua morte, almeno nel suo animo, e che la vicenda lo aiuti a pensare che certe cose può proprio fare ameno di farle, “Anche se i ‘l a ést nigù, spére che ‘l prue almeno n'pó de ergógna”.

Presenza in
La presenza del Gufo reale in Val Brembana è stata segnalata da sempre: il Caffi nella sua descrizione “Gli uccelli del ” (1932) lo dà come scarso, sedentario sulle nostre montagne, ma presente. Lo studio ad opera di Cairo e Perugini (1986) sugli uccelli nidificanti in provincia di Pergamo non ha dati sulla sua nidificazione, ma ne accerta la presenza nell'orizzonte montano superiore (tra i 1600 e i 1900 metri di quota). Avvistamenti e tracce della sua presenza, come le penne, sono state trovate in diverse occasioni, ma la documentazione del rinvenimento di questa specie, a quanto ci è dato conoscere, ha avuto conferma in almeno tre occasioni. Il primo gufo fu trovato alla forcella del monte di Nese e quindi sui confini tra Alzano e , nel 1990.

Il secondo fu recuperato nel Comune di Lenna, in località Scalvino, nel 1999, ai tempi in cui si scavava la galleria che baipassa Piazza. Il terzo fu recuperato nel 2005 sotto un palo della corrente tra Sedrina e Poscante, a breve distanza, in linea d'aria, da dov'era stato trovato il primo 15 anni prima. Di quello recuperato quest'anno si aveva già conoscenza della sua presenza perché avvistato diverse volte nelle falesie di arrampicata della Val Parina. Il passaggio dell'informazione naturalistica, di per sé meritevole, ha ahimé trovato, oltre all'entusiasmo dei tanti appassionati della valle, anche un ascoltatore infido, che ne ha trovato occasione per portare a termine il suo squallido e penoso progetto.

Speriamo di avere in futuro altre segnalazioni della presenza di questo straordinario predatore notturno, per sapere che questa specie continua a vivere, indisturbata, nella nostra splendida valle Brembana.

Flavio Galizzi – www.comprensorioalpinovb.it