La verità sulla strage del Pianetti

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SimonePianettiValle Brembana  – I soprusi, lo scontro con le autorità e i concittadini, il proposito di vendetta e il massacro, la fuga, il pentimento e il mistero della sua scomparsa. Domenica prossima saranno trascorsi cent’anni da quel drammatico 13 luglio 1914 quando Simone Pianetti uccise, in tre ore di follia, sette persone. Ma l’eco di quella strage ancora non si è spento in Val Brembana e, a distanza di un secolo, il nome del «giustiziere solitario» di Camerata Cornello è ancora usato da qualcuno – più per scherzo che con reali intenzioni — per mettere in guardia qualche «nemico»: «Arda che fö come ol Pianet!». Cent’anni dal dies irae, cent’anni di leggende, racconti macabri, romanzi, teatri, spettacoli di burattini, ma anche canzoni moderne per quella che è diventata «una fra le più appassionanti vicende della Belle Époque», ma anche «un enigma mai risolto». Così la definisce Denis Pianetti, pronipote di Simone (ovvero figlio del fratello Pasquale) che venerdì sera, all’oratorio di Camerata Cornello presenterà il libro sulla storia del suo antenato.

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Bracca, setter avvelenati, già quattro dal 2009

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setterBracca – Con questi due esemplari sono già quattro i setter che mi hanno avvelenato dal 2009». ValentinoCattadori, cacciatore di 63 anni, di Bracca, è amareggiato e arrabbiato. La scorsa settimana, nei boschi sopra il paese, a circa 1.000 metri di quota, ha perso due dei suoi quattro setter inglesi con cui stava conducendo una battuta di caccia. I cani sono stramazzati a terra in pochi secondi. Per loro nulla da fare. Sono stati portati in spalla fino a casa e quindi al Centro zooprofilattico dell’Asl di Bergamo. Con Brina e Norma – così si chiamavano i due esemplari, sorelle di circa due anni di età – salgono a quattro i cani uccisi. «Purtroppo rappresenta solo l’ultimo episodio di una lunga serie – spiega Cattadori – successo a me ma anche a gente comune che va a passeggio nel bosco col proprio cane, sempre nelle nostre zone».

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Pianetti il killer, va in scena il mistero

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pianettiCamerata Cornello – Folle omicida ed eroe maledetto, criminale ma anche giustiziere. Oggi come allora, a 99 anni di distanza dal quell’orribile 13 luglio 1914, il «dies irae» di Simone Pianetti sembra dividere la Valle Brembana e gli storici. In sole tre ore il bandito brembano, sentitosi perseguitato dai suoi concittadini, uccise a fucilate sette persone, fuggì e non fu più preso, né vivo né morto. La follia del Pianetti ebbe eco nazionale e internazionale, fino a New York e in Australia. Criminale e vendicatore «Probabilmente nella sua figura convivono sia l’anima del killer spietato sia quella del vendicatore, di uno che volle farsi giustizia da sé per la forte ostilità di cui era circondato. E oggi qualche giovane lo confonde con Pacì Paciana (il Robin Hood brembano di fine Settecento, ndr)». A parlare è Denis Pianetti, 36 anni, pronipote di Pasquale, fratello del bandito Simone, fin da ragazzo studioso della vicenda del familiare, prossimo alla pubblicazione di un libro che raccoglie tutto quanto esista sulla vicenda. Perché è trascorso quasi un secolo, eppure il mistero di come siano andate veramente le cose non è ancora del tutto risolto.

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Allarme dei cacciatori «Strage di caprioli uccisi da cani randagi

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mammaefiglioValle Brembana – Dal 2010 al 2012 circa 60 carcasse di caprioli sono state trovate divorate in bassa Valle Brembana. Quaranta, in particolare, nella valle che divide Endenna e Poscante di Zogno. Già una decina le carcasse di altrettanti caprioli ritrovate dall’inizio del 2013 sempre nella bassa Valle Brembana, in particolare a Zogno, San Pellegrino, Sedrina, Ubiale e Brembilla. La causa è nota ai cacciatori e alla Polizia provinciale: cani randagi e cani padronali lasciati liberi nelle ore notturne che aggrediscono i caprioli. «Un fenomeno in crescita – spiega Silvano Sonzogni, segretario dell’Ambito di caccia prealpino –. Se prendiamo i dati forniti dalla Polizia provinciale per il Comune di Zogno troviamo nell’ultimo triennio un incremento del 150%, ovvero 41 caprioli deceduti contro i 16 caprioli dal 2007 al 2009. Parliamo di numeri ufficiali, chissà, però, quante altre carcasse ci sono non rinvenute o non segnalate.

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