Le nuove terme di San Pellegrino avranno una firma giapponese, quella 'architetto Kengo Kuma. Niente «grandi blocchi in pietra, come detriti di un ghiacciaio», edifici che, secondo il progetto dell'architetto francese Dominique Perrault, avrebbero dovuto ospitare terme e nuovo albergo. Il disegno, vincitore nel 2008 del concorso internazionale di idee per le nuove terme, è stato abbandonato. «Era poco funzionale», spiegano dal gruppo Percassi. Bello, in sostanza, ma poco adattabile alle esigenze delle terme di San Pellegrino. Più sostenibilità ambientale Così la progettazione è ripartita da capo, con ulteriore prolungarsi dei tempi e nuove indagini di mercato. Ci si è confrontati con i futuri gestori delle terme, individuati nel gruppo «Qc» di (gestore, tra l'altro, delle terme di Bormio e Pré Saint Didier, in Val d'Aosta). E ci si è rivolti a Kengo Kuma, l'architetto giapponese che si era conteso fino all'ultimo il concorso con Perrault. Con lui lavora anche il gruppo di architetti «De8» di Bergamo.

«Il progetto è cambiato – dicono dal gruppo Percassi – ma la qualità architettonica resterà altissima. Gli interni sono ormai definiti e si sta lavorando per concludere la parte esterna con Kengo Kuma e il gruppo di architetti “De8”. D'accordo con il futuro gestore il progetto sarà pronto entro il 31 luglio». Il centro termale sorgerà nella parte più a monte dell'area ora cantiere (sopra l'attuale via Taramelli) e avrà tre piani. «Rispetto al progetto di Perrault – continuano dal gruppo Percassi – le terme emergeranno decisamente di più rispetto al nuovo albergo. Saranno veramente il terzo elemento caratterizzante di San Pellegrino, con il Grand Hotel e il Casinò». «Il nuovo progetto – continuano dal gruppo Percassi – avrà anche una maggiore sostenibilità da un punto di vista ambientale. Ci sarà una forte attenzione all'ambiente, anche nell'uso dei materiali, e verranno utilizzate energie alternative. Lo stesso cantiere e il sistema costruttivo avranno un basso impatto. La realizzazione delle nuove terme sarà una sintesi delle tecnologie più innovative».

Tra le novità c'è anche l'abbandono momentaneo del progetto del nuovo , inizialmente previsto a ridosso del centro termale. «L'attenzione delle grandi compagnie alberghiere è caduta inevitabilmente sul – continuano dal gruppo Percassi –. Nessun altro albergo, seppur nuovo e moderno, riesce ad avere la stessa forza e lo stesso impatto del Grand Hotel. Così stiamo valutando di recuperare come hotel di lusso il Grand Hotel. Quindi, per ora, abbiamo messo da parte la costruzione del nuovo albergo limitandoci al recupero dell'ex hotel Terme-Milano e valutando la riapertura del Grand Hotel». Ma sullo storico edificio liberty, purtroppo, pesano problemi di sostenibilità economica: dal Grand Hotel, chiuso dal 1979, si riescono a ricavare non più di un centinaio di camere, poche per poter gestire un albergo di superlusso (da qui l'ipotesi, come accade per altre simili strutture, di realizzare una dépendance). Per il recupero servono almeno una quarantina di milioni di euro (per ora sono state ripulite solo le facciate). Gli enti pubblici coinvolti nell'operazione di rilancio (Regione, Provincia e Comune) dovrebbero metterci almeno 18 milioni che, al momento, non ci sono.

Con tale stanziamento il gruppo Percassi sarebbe disposto a prendersi in carico il resto (circa 20 milioni) per il recupero e la riapertura. «Un gap economico, comunque, – dicono ancora dal gruppo Percassi – che potrà essere superato una volta funzionanti le terme». Per il momento, però, il recupero del Grand Hotel resta solo sulla carta. Residenze e negozi A delle nuove terme sorgerà quello che è stato chiamato dal gruppo Percassi «Borgo basso», ovvero residenze, negozi, uffici, bar e ristoranti dislocati in sei edifici che andranno a costituire un centro urbano pedonalizzato, con gestione unica delle attività commerciali. Anche lo stabile delle vecchie terme, che sarà mantenuto, ospiterà attività commerciali e residenze. «Da quando l'intera operazione è iniziata – dicono ancora dal gruppo Percassi – il mondo è cambiato e anche noi abbiamo dovuto necessariamente modificare strategia. L'operazione che, peraltro, sta ricevendo il plauso internazionale, è molto complessa. È vero, siamo in forte ritardo, ma non possiamo permetterci di sbagliare. Soffre San Pellegrino, ma soffriamo anche noi».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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