Brembo PIAZZA – Il via d'acqua, ma anche di energia e coprotagonista nei secoli della vita della comunità brembana. È stato il tema del convegno promosso dal Brembana nell'ambito di Festinvalle. Coordinatore e presentatore di questo momento culturale è stato Felice Riceputi, autore di numerosi studi sulla Valle Brembana, con la collaborazione dello storico Tarcisio Bottani.

«C'è stato fin nel passato remoto e continua ad esserci nel presente – ha osservato Riceputi – uno strettissimo rapporto tra il fiume e l'uomo di valle. Con risvolti positivi perché il fiume è motore di attività economica e si pensi ad esempio al ruolo di via d'acqua del Brembo: utilizzato durante le piene per il trasporto dei tronchi ricavati dai boschi e ancora per far girare le pale dei mulini, dei magli, delle segherie, delle cartiere e per arrivare ai tempi nostri alla produzione di energia elettrica una fonte l'acqua, rinnovabile che probabilmente sarà presa ancor più in considerazione stante la crisi degli approvvigionamenti di combustibili fossili e l'incombente problema 'inquinamento atmosferico». E Riceputi non ha dimenticato l'uso idrico potabile e il termalismo, che forse finalmente sta per avere un rilancio.

Sempre il relatore ha accennato al numero dei mulini in valle nel trascorso millennio: erano all'incirca uno per 200 abitanti. La valle allora era coltivata con cereali poveri come orzo, segale e mais che potevano crescere pure ad alta quota. Ma il Brembo è stato anche causa di eventi tragici con la perdita di vite umane come avvenne durante l'alluvione del 1987. Scriveva Torquato Tasso della : «Terra che il Serio bagna e il Brembo inonda spazzando via in più occasioni strade, ponti, mulini e tutto quanto sorgente sulle sue rive».

«Un fiume, il Brembo, alternativamente benedetto e maledetto – ha affermato lo storico – di cui comunque la gente della Valle Brembana non ha mai potuto e non potrà mai fare a meno, con il quale intrattiene un rapporto di odio e amore e si deve insistere su questo secondo concetto perché la sa benissimo che se continua ad esistere dopo tanti secoli, lo deve al suo fiume, che può continuare a sfruttare ma con il più profondo rispetto».

La relazione di Felice Riceputi è stata corredata dalla proiezione di numerose fotografie di documenti anche pittorici (comprese le mappe di Leonardo da Vinci che a lungo si interessò del Brembo) e ambienti. Una carrellata lunga sette secoli, dal 1400 ai nostri giorni, a cui è seguito un ampio dibattito.

L'Eco di Bergamo