San Pellegrino Terme – Non solo acqua. A San Pellegrino, da qualche mese, si produce pure birra. Probabilmente non finirà sulle tavole di tutto il mondo come succede per la «collega» e ben più famosa acqua. Ma una birra che porta sull'etichetta il riferimento alla capitale delle bollicine, potrebbe avere la spianata. Per ora siamo a 2.000-3.000 litri al mese di produzione (a Manerbio, nel Bresciano, ma il progetto è di aprire il laboratorio a San Pellegrino) con destinazione la Valle Brembana e il Milanese. Le premesse per una buona diffusione, stando alla presentazione entusiastica del prodotto, ci sono tutte.

Il nipote della «Magnesia»
Il «battesimo» ufficiale del birrificio «Via Priula – San Pellegrino» è avvenuto nel corso di una cena di gala all'istituto di San Pellegrino. E, probabilmente, cornice migliore non poteva esserci. Le tre birre prodotte dal farmacista Giovanni Fumagalli (il nonno brevettò la famosa «Magnesia San Pellegrino»), dal barista Marco Orfino, dall'albergatore Mauro Zilli e da Serenella Lancini di Grumello del Monte, sono state accompagnate dai piatti preparati dagli studenti di cucina delle classi quarta B e quinta D, con i docenti Mauro Spelgatti e Pietro Fontana. Con le birre che sono entrate anche anche negli ingredienti. Si chiamano loertìs («luppolo» in dialetto bergamasco), per gli intenditori una Pils dall'aroma erbaceo, non pastorizzata e a bassa fermentazione, quindi la Bacio (dal nome di un elisir prodotto a inizio ‘900 a San Pellegrino), ad alta fermentazione, e, infine, la Camoz, un'«imperial stout» a ricordo della guida alpina Bruno Tassi, detto Camos, una «scura» già vincitrice di un concorso nazionale per birre artigianali.

Il festival delle birre
Alla presentazione è intervenuto anche il degustatore internazionale Giorgio Marconi che ha esaltato le qualità delle tre birre «termali» e in genere di quelle artigianali, altro mondo rispetto alla produzione industriale. «Vogliamo legarci il più possibile al territorio – dice Fumagalli – e nei progetti abbiamo anche l'utilizzo, tra gli ingredienti delle birre, di erbe ». Un legame sancito dalla presenza sull'etichetta, oltre che del nome della cittadina, scritto in stile (i disegni sono di Stefano Torriani), anche dallo stemma comunale.

«È un'operazione positiva, che vede impegnati giovani imprenditori – dice il sindaco Gigi Scanzi –. È un prodotto nostro che promuoverà il territorio. Per questo abbiamo concesso l'uso dello stemma comunale». Ma l'attività del birrificio sanpellegrinese (info al 340.2242237) non si ferma: per maggio è in preparazione una festival delle birre bergamasche.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di

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