Nato a S. Giovanni Bianco, Arrigo Castelli aveva 86 anni L'invenzione nel '47 in una cantina: catturò un fruscìo. Viveva a Lugano da anni, le industrie collegate alla sua attività sono sparse fra e il Trentino, fra la Spagna, la Francia e la Russia. Ma è la sua invenzione ad aver girato davvero tutto il mondo, e anche ad averlo un po' cambiato: Arrigo Castelli, infatti, è stato il primo a incidere rumori su filo d'acciaio. Rumori che poi sono diventate voci, filo d'acciaio che poi è diventato nastro magnetico, mentre lui brevettava un oggetto che, per la sua utilità e le sue applicazioni, sarebbe entrato nella storia: il magnetofono. Nel 1947 Arrigo Castelli ha inventato un sistema rivoluzionario, primo passo verso il moderno registratore. E Arrigo Castelli, morto ieri all'età di 86 anni, era nato nella . A San Giovanni Bianco in , per la precisione.

A con il papà
Castelli è morto all'ospedale civico di Lugano: nella città svizzera, dove oggi si svolgeranno i funerali, aveva vissuto a lungo. Ma quella 'uomo che ha reso reale il sistema di registrazione è una storia geograficamente sfaccettata: da Bergamo a Verona, a Milano, al Trentino, alla Svizzera. E proprio con Bergamo, anche per un curioso gioco di coincidenze, la vita sua e della sua famiglia si intrecciano più e più volte. Arrigo Castelli è nato a San Giovanni Bianco perché lì suo padre Attilio era direttore generale delle . «Mio padre – racconta Serena, la prima dei quattro figli dell'inventore – è nato in Valle Brembana, come suo fratello Sergio.

Lì hanno vissuto diversi anni durante l'infanzia, fino a che Attilio è stato chiamato a dirigere le Cartiere di Verona. Allora tutta la famiglia si è trasferita, i figli hanno frequentato in Veneto le scuole. Ma con la Bergamasca la mia famiglia ha continuato e continua ad avere un legame speciale». Perché Liliana Nava, la ragazza che Arrigo incontra a Cavareno, in Val di Non, e che poi diventerà sua moglie, è sì una milanese sfollata a causa della guerra, ma una milanese con radici bergamasche. «La famiglia della mamma viveva a San Vigilio – prosegue Serena –. Ma non basta: il fratello della nonna, Nella San Giovanni Gelmini, è stato per anni presidente delle Arti Grafiche: si chiamava Ezio. Infine – sorride la primogenita di Castelli, che ora vive a Milano –, c'è una coincidenza che ancora ci lega: il padre di mio marito Sergio, Piergiorgio Consonni, è stato direttore amministrativo della , e tutta la sua famiglia viveva nella Bergamasca».

L'invenzione in una cantina
«È sempre stato un tipo speciale. Mio fratello era sempre occupato a fare qualcosa, e se non era occupato stava lì e guardava per aria. Pensava. E incantava tutti», ricorda una sorella di Arrigo, Sara Magnus Castelli. E Arrigo incantava tutti, anche perché era davvero un genio. Per la famiglia (aveva quattro fratelli) durante la guerra costruisce una radio: nella villa in campagna, nel Veronese, si poteva ascoltare Radio Londra, e anche parlare con i radioamatori. Ma, più di tutto, Arrigo aveva un sogno: «catturare» la voce, registrarla su un filo d'acciaio. E ce l'ha fatta: era il 1947 e nello scantinato della casa di uno zio, a Como, ha realizzato il suo obiettivo. «La prima cosa che ho registrato – ha spiegato – è stato un fruscìo provocato da me». Poi si passa alla voce, e il magnetofono è brevettato.

A Milano, in un capannone in via Marco Aurelio, è nata la Magnetofoni Castelli: con l'aiuto dei fratelli e del cugino Castelli inizia la produzione di registratori e la sua apparecchiatura ottiene successo alla Fiera di Milano. «ll magnetofono è stato anche presentato al presidente della Repubblica Einaudi – racconta la figlia Serena, che oggi saluterà Arrigo insieme ai fratelli Patrizia, Attilio e Guido –. Papà lo ricordava spesso». L'invenzione è straordinaria, le richieste aumentano e, dalla collaborazione con il marchio Geloso, nasce il «gelosino», il primo magnetofono portatile con prezzo ala portata di tutti.

Registratori e medicina
Ma i Castelli legano il loro nome anche all'elettronica medica: poco dopo il successo, Arrigo viene contattato da padre Agostino , fondatore della Cattolica, per sviluppare un prototipo di elettrocardiografo. Anche nel settore biomedicale si raggiunge l'eccellenza. «Negli anni ottanta, con la crisi del settore elettronico legata ai prodotti a basso prezzo in arrivo dall'Asia, si è deciso di proseguire solo in questo campo», spiega ancora Serena. Oggi la «Et Medical Devices» è leader nel settore, mentre la Magnetofoni Castelli non esiste più. O , non esiste più l'industria, ma esiste la sua storia: quella segnata dal fruscìo che un giorno del 1947 Arrigo ha catturato in una cantina.

Anna Gandolfi – L'Eco di Bergamo