Riforma del Welfare, I sindaci: penalizza le famiglie di montagna
Senza categoria Articolo letto da 202 utenti - Pubblicato il 27 Settembre 2012valle Brembana – L'onda di protesta sulla riforma del Welfare lombardo è salita fino in valle. L'assemblea dei sindaci della Valle Brembana si associa al documento redatto dal Terzo settore bergamasco e focalizza la problematica sulle piccole comunità di montagna. La Regione intende riorganizzare il settore socio-assistenziale passando dall'offerta alla domanda. Semplificando, chi avrà bisogno di aiuto riceverà un voucher da spendere liberamente in una struttura convenzionata. «La formula del voucher – interviene Ezio Remuzzi, presidente dell'assemblea – rischia di mettere in crisi le nostre famiglie e le poche strutture presenti sul territorio montano. Qui il mercato è poco sviluppato perché l'ente erogatore ha costi più alti rispetto alla città, ma la quota regionale destinata alla famiglia in difficoltà è la stessa. Quindi la nostra gente di montagna rischia di non poter accedere ai servizi perché non può spostarsi fino in città o di caricarsi di un ulteriore onere di trasporto e non solo».
Ecco un esempio per capire meglio la situazione: il Centro socio-educativo in valle c'è a zogno e a San Pellegrino; finora venivano finanziati dall'Ambito che riusciva a ottimizzare le risorse ma con la riforma del Welfare le famiglie con persone disabili spenderanno il voucher regionale direttamente nelle due strutture. «Cosa significa questo? Che le risorse per il Cse vengono parcellizzate come rette e il finanziamento non arriva più dal territorio, in particolare dall'Ambito che poteva sedere al tavolo con gli enti erogatori di servizio per gestire al meglio le risorse. Stesso discorso per l'assistenza domiciliare, se l'Ambito riusciva a organizzare delle sinergie del territorio, ora non sarà più così. Le famiglie chiederanno direttamente aiuto alle strutture, ma siamo sicuri che investiranno in valle?». La Regione giustifica il voucher non solo come libertà di scelta dell'assistito ma anche come metodo per creare maggiore competizione tra gli erogatori di servizio e quindi per far innalzare la qualità. «Non sono d'accordo – ribatte Remuzzi –. Rimanendo sull'esempio dei Cse: in valle sono due e non dieci. La questione della competizione è già venuta meno. E su altri servizi c'è il rischio che il privato non intenda investire in valle dove i costi sono più alti».
L'assemblea dei sindaci della Valle Brembana chiede inoltre maggior confronto sulla riforma del Welfare. «Nell'audizione di inizio mese – puntualizza Remuzzi – mi ero iscritto per intervenire come hanno fatto anche altri miei colleghi di assemblea. Ma c'è stato spazio solo per pochi. Io rappresento 38 Comuni, tra l'altro di montagna, quindi più problematici. Mi sarei aspettato maggiore democrazia. Se si parla di patto bisognerà pur avere l'accordo degli interlocutori, altrimenti si parli pure chiaramente di decisione unilaterale».
I sindaci chiedono dunque alla Regione di valutare attentamente la realtà delle valli: «Nei nostri territori abbiamo un'altissima percentuale di anziani con pochi figli e questo implica un carico assistenziale elevato. Se Regione Lombardia, come più volte ha sancito, vuole salvaguardare la montagna deve costruire un welfare che garantisca servizi a chi vive ogni giorno le nostre valli Lombarde».
L'Eco di bergamo
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