Val Parina L'Orrido della Val Parina. Strapiombi alti più di duecento metri che terminano in alto in boschi popolati da , e in basso in un ruscello che si incunea con difficoltà tra le rocce in quel lungo percorso che lo porta dalla sorgente di alla foce nel Brembo all'altezza della Gogia. Partiamo da qui, dalla Goggia: pinnacolo simbolo della divisione-unione tra l'Alta Valle Brembana e il resto del territorio brembano, ma anche Colonna d'Ercole a guardia di una valle laterale selvaggia ma al contempo ricca di storia, percorsa nei secoli passati e fino a cinquant'anni fa da orde di minatori brulicanti come formiche negli oscuri anfratti di una terra che nei punti più nascosti non conosce sole, ma solamente il passaggio dei cervi e delle vipere.

Valle Parina
La Goggia

La nostra missione è semplice da dire quanto complessa da fare: percorrere il letto del torrente della Val Parina sfruttando lo strato di ghiaccio invernale, per attraversare così l'orrido dal basso, da una prospettiva che ci fa sentire davvero minuscoli e impotenti nei confronti della natura. Nostra guida sicura è il sindaco di Lenna Mario , mentore di queste terre che ricordano le città abbandonate della saga Signore degli Anelli per i segni di una magnificenza lavoratrice lontana ma anche vicina nel tempo: il sentiero che risale la val Parina corre sui binari metallici dei carrelli che fino agli anni '50 trasportavano il frutto del lavoro di miniera sgusciando come serpenti nelle forre del Parina tra ponticelli, gallerie e muri a secco, per poi raggiungere il Brembo superandolo con slancio tramite un altro ardito passaggio ora caduto per l'alluvione. L'impeto dei carrelli dopo il ponte trovava il suo capolinea nell'unirsi al tragitto 'altra ferrovia, quella famosa, quella elettrica da a Piazza Brembana, che tutti in valle Brembana ancora rimpiangono.

Val Parina

Val Parina

Risaliamo la lunga val Parina, il paesaggio è grandioso e affascinante quanto tetro, sopra uno strapiombo ci osserva un gruppo di camosci, allunghiamo il passo per non disturbarli e giungiamo all'ennesimo ponticello di ferro. Da qui in poi il sentiero non ce la fa a stare in riva al torrente e sale in quota, noi allora scendiamo nell'alveo e cominciamo a calpestare il ghiaccio troppo poco spesso. Riusciamo comunque a risalire e superiamo una prima pozza gelata (ma non troppo) arrampicandoci sul pendio, che ancora non è verticale e roccioso. Dopo un'ansa però un'altra pozza ci accoglie con il suo esile strato di ghiaccio in superficie, in verità non troppo rassicurante, e con le pareti laterali che ora cominciano a divenire troppo incombenti.

Val Parina

Dobbiamo rinunciare quindi a metà del canyon, restiamo un momento assorti nel silenzio di questa Terra Perduta di Valle Parina, e senza forzare troppo ritorniamo sui nostri passi, mentre nelle nostre orecchie pare di sentire ancora l'eco delle picozze di chi, fino a non molto tempo fa, consumò la propria giovinezza e la propria vita in un lavoro duro, come quello del minatore, posto in un luogo splendido, come la Val Parina.

Andrea Carminati

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