Valtorta: Il diavolo e il minatore scalzano Arlecchino

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SONY DSCValtorta – Nel territorio lombardo non sono tuttavia molti i Carnevali che si possono definire «tradizionali», nel significato che a questo aggettivo viene attribuito dalla comunità scientifica e che è stato fatto proprio dall’Unesco e, recentemente, dalla Regione Lombardia con l’istituzione del Registro delle Eredità Immateriali (Reil) per la valorizzazione di beni e saperi che sono tuttora praticati e sono riconoscibili come prodotti della creatività di specifiche comunità locali, non riconducibili ai modelli della cultura di massa. Tra i sei Carnevali lombardi considerati di tradizione e inseriti nel REIL due sono in area bergamasca, entrambi in Valle Brembana, a Valtorta e Dossena.

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Ciclovia abbandonata “Date a noi la gestione e la faremo rinascere”

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ciclabile29Punti noleggio e manutenzione, aree sosta e interscambio per camper, servizio bagni e spogliatoi, e poi chioschi con prodotti tipici sul percorso, eventi e persino un minibus navetta per il trasporto delle bici. Tutto era già scritto e progettato sei anni fa, nel novembre 2007, quando Confcooperative Bergamo e alcuni imprenditori della valle si misero a disposizione per autogestire la neonata pista ciclabile della Valle Brembana. Con un contributo degli enti pubblici limitato ai primi cinque anni di sperimentazione. I tempi, evidentemente, non erano maturi. L’accordo con Provincia, Comuni e Comunità montana non arrivò. E il progetto è rimasto nel cassetto. Dopo sei anni, il primo gennaio scorso, il tratto di ciclovia tra San Pellegrino e Piazza Brembana (a Zogno era già del Comune) è passato di proprietà dalla Provincia ai municipi. Non tutti, però, hanno accettato. Intanto la ciclovia scarseggia di manutenzione, con tunnel chiusi e impianti luce spenti tra San Giovanni Bianco e Camerata. Oggi più che mai, quindi, dice il vicepresidente di Confcooperative Bergamo Maurizio Forchini, «quel progetto torna d’attualità e siamo pronti a farlo diventare concreto. Per far rinascere la ciclovia».

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Ospedale San Giovanni Bianco a rischio chiusura reparto ostetricia

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Ospedale di San Giovanni BiancoSan Giovanni Bianco sotto la soglia di nascite previste dal ministero. Il ginecologo Crescini: «Bergamo è lontana, si mantenga il punto nascita o serviranno gli elicotteri». I tagli ai bilanci degli ospedali arriveranno a metà 2013 portando effetti pesanti, come la riduzione delle sale parto sul territorio. In provincia di Bergamo almeno un ospedale, quello di San Giovanni Bianco, dovrebbe chiudere l’ostetricia. Ma anche a Calcinate e a Piario le cose potrebbero complicarsi. La spending review della sanità lombarda è solo congelata, sospesa in vista delle elezioni regionali e del cambio ai vertici del Pirellone. Roberto Formigoni ha chiuso il 2012 con l’annuncio che il bilancio della Lombardia per il nuovo anno non prevede riduzioni di spesa per gli ospedali.

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Formaggi in guerra, il Bitto dei ribelli declassato a Torino

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Valle Brembana – «Sfrattati», seppure solo di qualche decina di metri, dallo stand lombardo al «Salone del gusto» di Torino. La guerra del Bitto Storico continua, a colpi anche di metri, quelli della più importante fiera agroalimentare italiana organizzata da Slow Food, in corso fino a lunedì nel capoluogo piemontese. Cos’è successo? Serve innanzitutto una premessa: da circa 16 anni è in corso una guerra tra l’associazione del Bitto Storico, formaggio che si produce in un’area molto limitata delle Orobie (anche su quattro alpeggi brembani, seppure dalle mani di casari valtellinesi), e il Consorzio valtellinese del Bitto che, invece, ha confini di produzione molto più ampi (tutta la provincia di Sondrio e anche in alta Val Brembana). I primi, i «ribelli», sono sostenitori di una rigida produzione «all’antica», con un regolamento che vieta l’uso di fermenti caseari e di mangimi nell’alimentazione degli animali (vacche e capre): solo erba d’alpeggio. Metodi che garantiscono una qualità di assoluta eccellenza e hanno fatto del Bitto Storico un gioiello caseario di valore mondiale.

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