Il rogo domenica notte, ingenti i danni. È stata forzata una finestra. Un mese fa distrutta dal fuoco una baita vicina. VALLEVE – Sono ingenti i danni provocati dall'incendio che si è sviluppato nella notte tra domenica e ieri al rifugio Baita del Camoscio, a San Simone di Valleve, che con Foppolo e Carona è uno dei tre comparti del comprensorio Brembosuperski 'alta Valle Brembana. Una finestra è stata trovata divelta e non si esclude l'origine dolosa dell'incendio. I danni sono notevoli, anche di immagine: c'è il rischio che l'incendio comprometta l'avvio della stagione nella stazione sciistica.

agibilità a rischio
«C'è grande preoccupazione per quanto accaduto – ha affermato il presidente di Brembosuperski, Beppe Berera, salito nella mattinata di ieri al Camoscio per una verifica della situazione insieme a Santo Renzo , gestore del rifugio dal 1975 e sindaco di Valleve –. In particolare siamo preoccupati per la funzionalità del rifugio che è di servizio alla parte alta della stazione». Timori condivisi pure da Gianfranco Quarti, responsabile della società San Simone Evolution proprietaria della struttura, giunto sul luogo insieme al figlio Franco. «I danni sono notevoli, non sappiamo ancora quantificarli – ha affermato Quarti – ed in particolare ci preoccupa un'eventuale inagibilità del rifugio. Faremo immediatamente delle verifiche per decidere il da farsi». Il Camoscio è a circa 1.800 metri di quota, al centro di una vasta conca che al crinale montagnoso supera i 2.000 metri, area nella quale si sviluppano i più interessanti tracciati sciistici della stazione e il rifugio ne è la base logistica, luogo dove gli sciatori sono soliti fermarsi per il pranzo o una pausa tra una discesa e l'altra. La struttura – un piano seminterrato per i servizi e i magazzini, un salone di 150 metri quadri, una piccola mansarda di servizio per i rifugisti – è attiva tutto l'anno e anche domenica aveva avuto ospiti.

danni da quantificare
Di quanto accaduto domenica notte si è reso conto per primo, ieri mattina, un operaio salito al rifugio perché impegnato, con alcuni colleghi, nell'attivazione – che doveva essere per le festività di Sant'Ambrogio e dell'Immacolata, per cui tra una decina di giorni – della seggiovia triposto installata la scorsa stagione. «Mi stavo recando a un bacino idrico per un controllo delle pompe che stavano facendo i capricci – ha affermato il sindaco Cattaneo – quando sono stato avvertito che usciva fumo da una finestra del rifugio, che è isolato e raggiungibile da una sterrata di circa 2 chilometri che sale dal Piano di Arale. Sono corso su, siamo entrati e abbiamo visto il disastro». «Ho sentito un colpo al cuore – ha aggiunto Cattaneo – e non volevo credere a quanto vedevo. Mi sono proprio cadute le braccia e non so cosa pensare per il futuro prossimo». Santo Cattaneo è un montanaro di scorza dura, che non si lascia facilmente abbattere, ma ieri era decisamente provato: «Stiamo lavorando da anni e con enormi sacrifici per il rilancio delle nostre stazioni bianche: questi fatti diventano proprio tragedie».

Nel frattempo qualcuno aveva già chiamato i vigili del fuoco e sul posto sono arrivate due squadre, una da Zogno e una da Bergamo. Con loro anche una pattuglia di carabinieri della stazione di Branzi. «L'interno era pieno di fumo e si notavano alcuni focolai che sono stati subito spenti – continua Cattaneo –. Abbiamo potuto fare una prima verifica dei danni: sono andati distrutti il bancone frigorifero del bar, l'affettatrice e la macchina del caffè. Completamente distrutta la perlinatura in legno di una parete e sono fuori uso gli tecnologici. Soprattutto temiamo che la soletta del soffitto sia irrimediabilmente danneggiata. Nel caso andrebbe demolita per essere ricostruita e ci vorrebbe del tempo. È davvero pesante il danno funzionale per la stazione e per tutto il comprensorio».

una finestra è stata forzata
Nessuno si vuole sbilanciare circa le cause dell'incendio, ma c'è una forte propensione per l'origine dolosa. Ha affermato il gestore: «Anche domenica abbiamo avuto ospiti fin verso le 15. Stavamo chiudendo quando sono arrivate alcune che ci hanno chiesto di poter bere qualcosa di caldo e le abbiamo servite. Abbiamo lasciato il rifugio verso le 17 e io sono stato l'ultimo a uscire, non prima di aver staccato la corrente elettrica, chiuso l'acqua e verificato che camino e stufa fossero spenti, come peraltro faccio di solito. Poi, tutti insieme, siamo scesi a valle. Si può quindi escludere che l'incendio abbia avuto origini incidentali».

Dolo, allora? «Non lo so – ha risposto Cattaneo – e prima di pronunciarmi aspetto le conclusioni delle indagini dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Sta di fatto comunque che stamattina, quando siamo arrivati qui al rifugio, abbiamo notato che le imposte di una finestra che dà sul terrazzo-solarium erano scardinate e che gli infissi interni erano aperti. E pensare che proprio in questi giorni stavo trattando positivamente con la proprietà per il rinnovo del contratto d'affitto».

Circa un mese fa era andata a fuoco e completamente distrutta una baitella nei pressi del rifugio. Quella piccola struttura non aveva collegamento elettrico, per cui è da escludere a priori un cortocircuito. Cosa avverrà ora? «Non me la sento proprio di dare una risposta in proposito – ha osservato Gianfranco Quarti, pure lui visibilmente scosso –. Abbiamo bisogno di tempo per una prima riflessione sull'accaduto».

GALLERY FOTOGRAFICA DEL ROGO DEL RIFUGIO CAMOSCIO A SAN SIMONE SKI

Sergio Tiraboschi – L'Eco di Bergamo