200px-prstabello1Personaggio brembani di ieri, raccontati tra storie vere e racconti popolari. Non solo tele e affreschi definiscono i retaggi artistici che ritraggono, nel corso dei secoli, la Valbrambana. Deposto il pennello, è il calamaio a far fluire la parola della poesia che ricorda, ancor oggi, Pietro Ruggeri da . Nacque in un periodo di subbuglio, il 1797, paralizzato dalla caduta della Repubblica di Venezia, dal disordine e dalla povertà che dilagava. Le notizie sulla sua formazione sono giunte a noi sommarie e frazionate. Certo è il dato che ottenne il diploma di ragioniere, mostrando sin dalla prima giovinezza notevole dinamismo intellettuale, e spiccate attitudini per la poesia.

La prima opera di Ruggeri risale al 1816, intitolata “Lettera contro la miseria”, una lunga prosa in cui prendono corpo i disagi che affliggevano la e le sue comunità. Gli anni successivi sono ricordati per le prime edite composizioni poetiche, di cui si è soliti citare l' opera “Il trionfo delle coregge asciutte e siropate”. E' il 1820, e il nome di Ruggeri risonava anche a , tra i circoli intellettuali, dove i dotti seguivano in silenzio il cammino del giovane artista brembano, sino all'anno della svolta: il 1822.

Datata a questa fase è la raccolta di componimenti dialettali, l'opera che avviluppò Ruggeri nel fulcro letterario . Importanza e fama crebbero, il suo volto fu ritratto dal pittore Enrico Scuri, e la sua vita cominciò ad intrecciarsi con quella di grandi artisti vallari. La forte dote poetica introdusse il Ruggeri anche tra la nobiltà ' epoca, dove trovò importanti committenze nella famiglia Vertova-Camozzi di Costa Mezzate. La tranquillità economica procurata, permise al poeta di aprirsi a nuovi orizzonti, iniziando così a redigere un vocabolario “bergamasco-italiano” che restò incompiuto.

In parallelo si concretizzò la pubblicazione di testi teatrali, riconosciuti da un buon successo di pubblico. Il declino che segnò il definitivo tramonto del Ruggeri ebbe inizio nel 1845. I moti rivoluzionari italiani e le rivolte di quegli anni accesero l'orgoglio patriottico del poeta, che compose versi e arringhe sovversive, ai danni dell'oppressore e a favore della libertà.

Gli ultimi anni della sua vita sono ricordati da una lunga latitanza, sino alla morte nel 1848. Il cimitero in cui venne tumulato, in seguito, fu chiuso, e la tomba del poeta andò persa. Come parziale indennizzo, Bergamo, gli rese onore con la costruzione di un mezzobusto in marmo, fregiando col suo nome una via della città. In seguito, Ruggeri, verrà raccontato nell'opera del liberale Bortolo Belotti, nel 1933, dipinto come il “poeta brembano”.

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