Moio de' Calvi – Una storia fatta di lavoro e sacrifici, scolpita nella pietra. È stata recuperata nella zona del lago Bernigolo, a Moio de' , una ruota da mulino in pietra, scolpita ma non completata, testimonianza di un tempo passato che ricorda la presenza in paese dei mulini, ora completamente dimenticati. «Il manufatto – spiega il sindaco Davide Calvi – è stato trovato durante i lavori di completamento della centralina idroelettrica posta a monte dello stabilimento Stella Alpina. È realizzato in pietra locale e probabilmente fu scolpito nei primi decenni del ‘900». I mulini erano una risorsa preziosa per l'economia montana, come testimoniato dal recente recupero, a cura del Fai, del mulino di , a Roncobello. Gli studi di Tarcisio Bottani, riportati nel libro «Moio de' Calvi ieri e oggi» edito dal Comune nel 2009, segnalano la presenza fin dal 1590 di due mulini nella zona nord di Moio.


«I due – spiega Bottani – prelevavano giorno e notte l'acqua dalla seriola che serviva la Curto, creando disagi agli abitanti e pericolo per la mancanza d'acqua in caso di incendi. Nel 1590 un atto registrò una riunione degli abitanti, allarmati per le conseguenze derivanti dalla carenza d'acqua. Furono nominati dei procuratori con l'incarico di predisporre un regolamento». I mulini moiesi per eccellenza erano però quelli che sorgevano in riva al Brembo.

«Erano almeno due, – continua Bottani – non molto distanti fra loro. Il primo era detto “dela fora” e il secondo “dela dentro”, perché situati rispettivamente a ovest, poco a monte 'attuale diga di Moio, e a est, nell'area ora occupata dallo stabilimento Stella Alpina. Il primo mulino è rimasto attivo fino al 1937. La costruzione della diga ne decretò la fine, quando l'allagamento dell'invaso del Bernigolo sommerse la zona e i ruderi degli edifici». Il secondo mulino funzionò fino alla fine della Prima guerra mondiale, nella zona dell'attuale ritrovamento.

«Negli ultimi anni – sottolinea il sindaco – una pietra del tutto simile è stata segnalata nell'alveo della “Al caa sì”, letteralmente cava sete. Essa rimane per ora nel bosco, poco sotto la “corna del Fulet”, un passaggio obbligato per quanti salgono verso i boschi del Runchet». La ruota rinvenuta lungo il Brembo è stata invece portata in paese. Si pensa di dare consona collocazione alla pietra all'interno del tornante che verso piazza IV Novembre, davanti al municipio: un originale biglietto da visita per il paese.

L'Eco di Bergamo