Ancora un anno di solidarietà alla Manifattura . L'accordo è stato raggiunto dall'azienda di Zogno e dai sindacati e ora si attende il 10 gennaio per la ratifica della firma che coinvolgerà gli attuali 377 lavoratori. Uno strumento che in Manifattura conoscono bene quello legato ai contratti di solidarietà: il primo era già in vigore nel 2006 al momento del passaggio delle consegne dalla famiglia , all'attuale Fingest, che ha in portafoglio anche la comasca Oltolina, altro marchio storico della camiceria di qualità.

Altro passaggio storico si è avuto lo scorso settembre, quando si è chiusa la lunga parentesi (quattro anni e mezzo) legata al concordato preventivo: la cessazione della procedura (di risanamento aziendale), certificata dal Tribunale di Bergamo, si è sempre accompagnata alla ferrea volontà di non delocalizzare, nel tentativo di riacquistare ulteriore competitività.

La stipula della nuova solidarietà si può leggere in chiaroscuro: «Da un lato – spiega l'amministratore delegato Massimo Trabattoni – significa che non abbiamo ancora risolto tutti i nostri problemi, anche a causa dell'aumento abnorme dei filati, che peraltro costringeranno anche i nostri competitor ad aumentare i listini, favorendo la nostra competitività. D'altra parte questo ci sembra ancora e sempre lo strumento più idoneo per venire incontro alle esigenze dei lavoratori: il nostro gruppo ha dimostrato con i fatti che tiene a una lavorazione di qualità, e soprattutto che resti radicata al suo territorio d'origine».

Come da accordi, lavoreranno in fabbrica almeno 150 per turno con la più ampia rotazione possibile. «L'accordo è stato trovato e verrà ratificato il 10 gennaio in azienda – spiegano Raffaele Salvatoni per Cisl e Pietro Alieri per Filtea Cgil che con Luigi Zambellini di Uilta Uil hanno seguito la trattativa -: se da un lato la solidarietà protegge meglio i lavoratori, è però un segnale che i problemi non sono ancora finiti, anche se alcuni ordini e commesse sono arrivate ultimamente per la Manifattura. Anche i costi delle materie prime, oltre a quelli energetici, hanno influito negativamente: questo dovrebbe essere l'ultimo anno per questo strumento, per poi scendere con i pensionamenti ed arrivare ai numeri effettivi, utilizzando in buona misura anche il part-time, essendo buona parte dell'organico costituito da donne. La dirigenza ha dimostrato di crederci: continuerà ad investire e noi seguiremo come sempre, tutti i passi successivi».

L'Eco di Bergamo

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