– Mentre le industrie tendono a scendere dalla Valle Brembana, la vi risale, in un «ritorno» che potenzia l'attuale sede di dopo un'attesa lunga 17 anni. L'azienda che produce macchine per la lavorazioni di vari materiali è stata fondata nel 1969 da Pietro Aceti, scomparso a gennaio, che da metà degli anni Novanta «sognava» un ampliamento, sull'area ex Falck. Frenato dalla burocrazia e costretto negli spazi, nell'attesa ha aperto a Levate nel 2007 il nuovo stabilimento. Qui a fine 2013 erano occupate 180 – contro le 292 di Zogno – impegnate nella produzione di termoformatrici, sistemi di taglio a getto d'acqua Tecnocut e impianti per la lavorazione di vetro, marmo e lapidei. Adesso il «rientro» in valle, con l'accorpamento anche delle attività di Seveso (macchine Balestrini per lavorazione legno, principalmente per elementi sedia e massello), con 20 persone.

«Abbiamo già completato il trasferimento da Seveso – spiega il presidente Marco Aceti, classe 1965, in azienda con i fratelli Stefano, Paolo e Luca, azionisti di minoranza, mentre il 51% fa capo dal 2002 al gruppo romagnolo Scm -. Da Levate abbiamo già spostato le attività di ufficio, ora stiamo spostando la produzione: completeremo il tutto entro fine mese». Anche perché il 1°luglio entrerà nello stabilimento di Levate (di proprietà della Cms Real Estate, della famiglia Aceti, che l'aveva affittato alla Cms) un nuovo «inquilino», un produttore di valvole per il settore energia che fa capo a un gruppo inglese. Anche la realizzazione della nuova sede di Zogno (10 mila metri quadrati) è stata condotta dalla Cms Real Estate, che vi ha investito, terreno e allestimento incluso, 10 milioni per poi darlo in affitto alla Cms. «Le prospettive per quest'anno sono di moderata crescita, nell'ordine di qualche punto percentuale, e l'andamento dei primi mesi le sta confermando – continua Aceti – . Il trasferimento potrebbe rallentare un po' l'attività, ma solo momentaneamente».

La prospettiva è comunque di una crescita di un fatturato che nel 2013 si è attestato a quasi 85 milioni, e si avvicina ai 10o, con la controllata americana e le partecipazioni estere. Il traino, mentre le attività tipiche legate al mondo delle costruzioni non sono certo in fase espansiva, dall'automotive, dall'aeronautica e dall'energia. La Cms, che ha realizzato macchine a controllo numerico a cinque assi per manufatti in carbonio per la Lotus e la McLaren, che ha come cliente consolidato il gruppo Fiat (tra l'altro per telaio e scocca della Alfa Romeo 4c), che è partner della Boeing e 'Oracle Team dell'America's Cup (ha fornito macchine per la lavorazione dello scafo e della coperta), sta allargando i mercati, con un export che già vale l'80% del giro d'affari, ma anche i settori di sbocco. «Stiamo realizzando ora un impianto molto interessante per il settore ferroviario, comparto dove finora avevamo operato solo per qualche subfornitura», dice Aceti.

L'«isolamento» brembano non spaventa. «Spediamo macchine, il problema logistico è limitato: più importante per noi è il radicamento nella zona. C'è fidelizzazione delle persone e questo è un valore», continua Aceti, che non è preoccupato nemmeno per futuri eventuali sviluppi. «Ora, è vero, nella sede unificata, che dà vantaggi di efficenza e anche commerciali, perché permette di far vedere l'attività ai clienti in maniera chiara e completa ai clienti l'attività, lo spazio per ulteriori espansioni è limitato. Dovremo lavorare per un impiego sempre più razionale ed efficiente degli spazi. Se dovesse esserci bisogno, potremmo eventualmente spostare attività non strettamente legate alle altre lavorazioni. Ma sempre restando nella zona».

Stefano Ravaschio – Il Corriere della Sera