Produzione Mele in Valle BrembanaLa produzione sale a 1.200 quintali e si pensa a un magazzino. Anche in Brembana è stagione di raccolta delle . La campagna è in atto da alcuni giorni nei pometi dei circa 300 aderenti (alcuni con impianti fuori valle) all'Associazione frutticoltori Valle Brembana con sede a Moio de' , dove è nata dieci anni orsono. « L'andamento stagionale è stato favorevole – osserva Edoardo Borserio, tecnico 'associazione -. C'è una previsione di oltre 1.200 quintali di mele, circa 200 in più del 2006, che si aggiungono a pere, kiwi e susine per un centinaio di quintali.

Sono frutti di ottima qualità organolettica con buonissima espressione dei requisiti di fragranza e dolcezza e di buon aspetto, quanto serve appunto per presentarsi appetibili su un mercato che comincia ad aprirsi, in particolare per le realtà di maggior consistenza».

Al via la vendita diretta
È il caso ad esempio del pometo di Gianni Boffelli della Baracca di , un impianto di circa 1.500 piante fruttifere il cui raccolto 2007 si aggira sulla settantina di quintali di mele di diverse qualità. L'azienda ha avviato già lo scorso la commercializzazione diretta, che viene ripetuta quest'anno al prezzo di un euro al chilogrammo, non avendo costi di trasporto. «L'azienda Boffelli, anche perchè dispone di una certa quantità di prodotto, è stata tra le prime ad uscire dal consumo famigliare e dalla vendita nella cerchia degli amici, per proporsi al mercato – osserva Borserio -. Ma si può e si deve andare oltre e ci sono progetti in proposito». Si pensa ad esempio a strutture di conservazione del prodotto, di celle refrigerate come avviene nelle zone più note per la produzione di mele, dalla di Non alla Valtellina.

Mele in Valle Brembana

Obiettivo magazzino
«È noto che la commercializzazione dei frutti passa per la conservazione che ne garantisce la vendita oltre la stagione di raccolta – osserva Davide Calvi, vicesindaco di Moio de'Calvi, che dieci anni fu promotore della costituzione dell'Associazione inizialmente a soli fini hobbistici e di recupero di terreni abbandonati -. I nostri frutticoltori non dispongono però ancora delle strutture di conservazione e perciò sono costretti alla pronta vendita. Si vuole andare oltre. Recentemente un gruppo di frutticoltori ha visitato in Valle Camonica una realtà territoriale e produttiva molto simile alla nostra e stanno pensando di realizzare qualcosa di simile anche da noi. Si dovrà andare ovviamente per gradi, ma si è decisi di procedere in tempi brevi. Verrà formalizzato uno statuto associativo alla cui elaborazione provvederà un gruppo di lavoro costituito ad hoc e quindi si passerà all'individuazione di un'area su cui far sorgere la struttura di conservazione e commercializzazione del prodotto e quindi alla realizzazione».

Da hobby a business
«Sarebbe il passo necessario da compiere -conclude Calvi – per il superamento del momento hobbistico per passare a quello commerciale dando così alla frutticoltura brembana un significato economico sempre coniugato con quello del recupero del territorio».

Sergio Tiraboschi – L'Eco di