Esperti di cucina, a parte qualche pastasciutta e qualche dolce fatto in casa, proprio non lo erano. La loro specialità era ed è la finanza: entrambi laureati alla Bocconi di forse mai si sarebbero sognati di diventare pionieri del «Tiramisù take away» (ovvero da asporto) negli Stati Uniti. Oggi Nadia Tadè, 24 anni, da , in , e Alessandro Radici, 27, da Leffe, fidanzati (galeotte furono le ) possono dire, invece, di aver preso gli americani proprio per… la gola. L'idea è balenata un anno e mezzo fa, per caso. Si trovano entrambi per lavoro a Roma ed entrano nel bar Pompi, famoso per il dolce fatto con savoiardi e crema al mascarpone. Nadia si «illumina»: «Ecco il vero business, il Tiramisù da asporto».

Detto, fatto. Nel giro di pochi mesi. Entrambi lavorano come consulenti per società finanziarie. Alessandro viene ammesso a un master alla Columbia Business School di New York e Nadia prende di nuovo la palla al balzo. «Era la città perfetta dove esportare il nostro progetto – dice –. Gli americani vanno pazzi per il cibo italiano, per i dolci ancora di più». Lei lascia la finanza e si butta in creme, nutelle e biscotti, mentre lui prosegue il master. Il locale ha aperto lo scorso 13 agosto, a Manhattan, West Village, al 131 di Christopher Street. Un nome, un programma: «Dolce vizio». «La parola “dolce” – dice Nadia – è conosciuta dagli americani per via della “Dolce vita” di Fellini e aiuta a memorizzare il nome del locale». «Mentre “vizio” è strategico – aggiunge Alessandro –. Perché il Tiramisù non è un prodotto utile, semplicemente serve a godersi la vita, a concedersi, appunto, un “dolce vizio”. Gli americani sanno cosa vuol dire “dolce” e restano incuriositi da “vizio”. Poi capiscono».

E dall'apertura è stato un successo: code di clienti fuori dal locale per accaparrarsi i dolci, giornalisti, interviste e televisioni. La storia finisce pure sul New York Times e sugli schermi della Nbc. Insomma piace, come ai newyorkesi piace l'idea di andarsene in giro per la città con una bella porzione di Tiramisù, uno dei dolci italiani più famosi nella Grande Mela. Ma l'avventura è solo iniziata. «Per me è stata una decisione radicale – dice Nadia –. Io ho lasciato il lavoro di consulente mentre Alessandro prosegue il master ma è impegnato anche nel negozio». E chissà che, a forza di creme e nutelle, il «Dolce vizio» possa diventare il nuovo «Grom» del Tiramisù.

Giovanni Ghisalberti – Silvia Salvi – L'Eco di Bergamo