orso bruno trentino Ardesio, individuato con un cannocchiale sulla parete Nord dell'Arera Trovate due pecore sbranate, ma anche peli e impronte: «Nessun dubbio». ARDESIO – Lui, che diceva di non credere alla sua presenza, alla fine l'ha visto con i propri occhi l'orso, mentre con il cannocchiale controllava il gregge di pecore sulla parete Nord dell'Arera. È successo ieri mattina ad Alessio Zucchelli, 50 anni, bidello alla scuola di Valcanale di Ardesio, dove risiede. E ormai non ci sono più dubbi: l'orso «JJ5» già avvistato sulle a Castione e a Rovetta, è tornato a farsi vivo, forse dopo aver compiuto un'escursione in Valtellina, nella zona di Tirano.

«Mi ritengo fortunato – scherza Zucchelli – per aver visto l'orso da lontano: se l'avessi incrociato di persona non so come avrei potuto reagire. In realtà, sono stato fortunato perché non capita a tutti una visione del genere.

L'avvistamento – secondo quanto Zucchelli ha raccontato anche ad agenti del Corpo forestale dello Stato e polizia provinciale – è stato compiuto dall'esterno della sua casa di via Pagherola. «La sera prima – spiega Zucchelli – circa a un quarto a mezzanotte, all'improvviso ho sentito il campanaccio delle pecore di mio fratello. Sapendo che erano in , al pascolo, mi sono alzato dal letto e, in ciabatte, sono andato sul terrazzo e ho notato che dal prato stava arrivando una pecora molto spaventata. Ho capito che c'era qualcosa di strano: mi è venuto il sospetto che ci fossero dei cani randagi anche perché mio nipote Matteo, che è proprietario del gregge formato da dieci pecore, mercoledì mattina aveva trovato nel bosco due pecore sbranate.

La famiglia Zucchelli non aveva pensato all'azione dell'orso. Ieri Alessio Zucchelli si è alzato intorno alle 5,30, per andare nella stalla ad accudire alcune capre e galline prima di recarsi al lavoro. Dopo circa un'ora, tornando a casa per cambiarsi, ha raccontato al fratello Martino quello che era accaduto la notte. «A quel punto, insospettiti – spiega –, con il cannocchiale ci siamo messi a guardare la zona dove pascolano le pecore. Abbiamo guardato per circa 10 minuti, ma né io né lui non vedevamo nulla». La sorpresa è arrivata proprio nel momento in cui il fratello è tornato in casa. «Tutto a d'un tratto – chiosa Zucchelli – puntando il cannocchiale nella parte alta della montagna, verso il Monte Secco, ho visto che c'era una sagoma molto scura.

Mi sono seduto per vedere , anche perché la zona è un po' impervia e fuori dai sentieri. Puntando il cannocchiale ho visto bene, pur da lontano, girato verso di me un animale enorme. A un primo momento ho pensato a un cane di grosse dimensioni. Ma da come si muoveva, dall'andatura, ho capito che era un orso. E non volevo credere ai miei occhi: a quell'altitudine e in una zona così impervia mai avrei pensato che un orso riuscisse a passare.

Aggiunge Zucchelli: «L'ho visto benissimo, soprattutto quando si è girato verso di me: il sole picchiava proprio in quel punto e avevo una visuale al massimo della luminosità. L'ho visto arrampicarsi. Era enorme, più grande di una persona. Con un urlo, ho chiamato mio fratello, lui però non l'ha visto». Gli Zucchelli hanno lanciato l'allarme al Corpo forestale che, nel pomeriggio, ha svolto un sopralluogo insieme alla polizia provinciale. La zona è a circa 1.700 metri d'altezza, in località Vendèr Ross, sul versante Nord dell'Arera, distante poco più di un chilometro in linea d'aria da casa Zucchelli. I controlli sono durati oltre quattro ore, coordinati dal sottoufficiale Daniele Carrara del nucleo ittico-venatorio della polizia provinciale: nella neve è stata rilevata un'impronta molto nitida, sono stati rinvenuti reperti fisiologici (feci e peli), prelevati per essere mandati al laboratorio di genetica dell'Istituto nazionale per la selvatica di Bologna. Lo stesso dove sono già stati esaminati i due ciuffi di pelo raccolti sulla rete metallica divelta dall'orso, meno di un mese fa, a Castione, per entrare in un recinto di pecore dove ne erano state divorate quattro. L'esame genetico servirà a capire se anche in questo tratto si tratta di «JJ5», l'esemplare avvistato a Castione e sul monte Blum a Rovetta.

«Sono salito anch'io a vedere le carcasse delle due pecore – dice Alessio Zucchelli – ma quello che più mi ha impressionato è stato il grande larice smembrato». L'orso ha infatti scorticato, da cima a fondo, una giovane pianta. Ora mancano all'appello altre due pecore del gregge: altre sei sono al sicuro in stalla.

Ieri mattina, in Regione a Milano, si è tenuto un tavolo interprovinciale con i rappresentanti di Bergamo, Sondrio, Brescia e Lecco proprio sulla gestione dei grandi mammiferi tra i quali, appunto, anche l'orso alla luce, in particolare, dei fatti accaduti proprio nella nostra provincia. «Nell'incontro – spiega Daniele Carrara – è emersa la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica su un approccio non necessariamente critico, o prevenuto, nei confronti della presenza di grandi predatori, come l'orso». Il tavolo punta a codificare come comportarsi nelle aree in cui potrebbero stabilirsi i grandi carnivori. «Questi avvistamenti – conclude Giacomo Moroni,, responsabile del Servizio faunistico provinciale – sono una sorta di marchio della grande qualità ambientale delle Orobie.

Alessandro Invernici – L'Eco di Bergamo