Rifugio BenigniPiù spazio per sala pranzo e cucina, realizzato un locale accoglienza. Domenica festa col Cai

Capita di trovarsi a tu per tu con gli stambecchi. Da come se ne stanno a pascolare tranquilli, per niente intimiditi dalla presenza degli escursionisti si capisce che sono loro gli autentici signori della . Al rifugio Cesare Benigni, a 2.222 metri di altezza, dopo il passo di Salmurano, è la vita di tutti i giorni, immersi nell'ambiente intatto delle Orobie, con un grandiosa vista sulle Retiche, con il Cenalo, il Badile e il gruppo del Bernina. 

È il rifugio Benigni – come ama sottolineare Gianni Molinari, il presidente del Cai Alta Valle Brembana sezione di Piazza Brembana – «in cima al cielo». Perché si ha proprio questa impressione quando, provenendo Ornica o dal Monte Avaro, si sbuca sulla balconata di roccia in fondo alla quale sorge il piccolo edificio bianco, dove l'escursionista più finalmente trovare ristoro e ospitalità.

Per il Benigni domenica sarà un giornata importante. Si si daranno convegno i soci Cai 'alta Brembana e dell'altro versante delle Orobie, della zona di Morbegno, per festeggiare in modo speciale, anche se con un anno di ritardo, i vent'anni del rifugio. Venne inaugurato nell'agosto del 1986 a coronamento di un sogno della sottosezione di Piazza Brembana. Chiunque saliva lassù, verso il passo di Salmurano, o percorreva il sentiero numero 101, delle Orobie Occidentali, non aveva un punto d'appoggio per tutto il percorso. «Qui ci vorrebbe un rifugio», era la proposta che veniva formulata a ogni assemblea annuale. Ma c'era sempre il problema di pochi mezzi a disposizione. Alla fine l'opera andò in porto, ma rivelando fin dall'inizio problemi di ricettività dovuti alla modestia di dimensioni della struttura. Soprattutto nei mesi di luglio e di agosto c'era una scarsità di spazi sia per accogliere chi voleva far tappa al rifugio, sia chi intendeva sedersi per rifocillarsi. Spazi limitati per la ricettività e anche per i servizi, e c'erano pure difficoltà dovute al fatto che non c'era la possibilità di immagazzinare scorte di viveri sufficienti per far fronte agli imprevisti. È così maturato il progetto, esaminato e approvato dal consiglio direttivo della sottosezione di ampliare il . Un'operazione che è stata studiata con molta attenzione dal punto di vista economico e dell'. «Volevano mantenere intatte le caratteristiche del rifugio, mascherando con ogni cura l'ampliamento» sottolinea Molinari.

Rifugio Benigni

I lavori sono stati eseguiti nei mesi scorsi. È stata realizzata una nuova sala pranzo, si è dato più spazio alla cucina ed è stato anche creato un locale di primo ricovero, dove gli escursionisti possano sostare e riposare. Una particolare attenzione è stata riservata ai servizi igienici, che erano del tutto inadeguati. In più il rifugio adesso è dotato di un deposito per i viveri, che potranno essere immagazzinati all'inizio della stagione ricorrendo a un solo viaggio con l'elicottero, mentre in passato ne occorrevano tre nell'arco dell'estate.

Il «nuovo» Rifugio Benigni sarà al centro della manifestazione di domenica, che avrà inizio alle 10,30 con la Messa. Poi, dopo i saluti di rito, si passerà al pranzo, con il quale saranno collaudate le nuove potenzialità del rifugio. Per chi vorrà essere presente senza fatica e arrivando sul posto in pochi minuti ci sarà la possibilità di salire fino a quota 2.222 metri con l'elicottero. I voli – tra le 9 e le 10,15 – avranno luogo dai Piani dell'Avaro.

Naturalmente a fare gli onori di casa al Rifugio Benigni ci sarà Elisa Rodeghiero, la rifugista in dolce attesa (è già al sesto mese), che sta vivendo con grande entusiasmo la duplice esperienza di rifugista e di futura mamma. E che Elisa ci stia benissimo lassù sono tutti d'accordo. Del resto, lei non fa altro che continuare una tradizione della struttura che ha altre due rifugiste nel proprio passato: Maria Clara e Bruna. Il Benigni «rifugio delle donne» e, tra poco, dei bambini. Proprio un bel primato.

Pino Capellini – L'Eco di Bergamo