Nelle premesse si parla di fenomeno che ha assunto «i connotati di calamità», quindi le misure per contrastarlo non possono che essere a tutto campo. «Azioni straordinarie», le chiama la Provincia. Sono in vigore da pochi giorni, e mirano a riportare «entro densità socialmente ed economicamente tollerabili», in Bergamasca, la presenza del cinghiale, che negli ultimi anni è aumentata in misura significativa. Il provvedimento non include per ora cifre su quanti dovranno essere i cinghiali abbattuti, ma di certo l'idea è di una riduzione consistente, di più della metà dei circa duemila esemplari stimati. «È diventata una questione di carattere etico e sociale – osserva l'assessore provinciale alla Caccia, Alessandro Cottini –.

Abbiamo registrato la presenza di questo animale anche in zone dove non si era mai visto, sono aumentate esponenzialmente le richieste di risarcimento danni da parte degli agricoltori, e vari sindaci delle zone colpite hanno emesso ordinanze per mettere in luce il problema». Di qui la decisione di cambiare la strategia di contenimento, con alcune novità sia per la stagione di caccia, sia per il cosiddetto «selecontrollo» su tutto l'arco 'anno. Partiamo da qui: in caso di segnalazione di danni o di situazioni di concreto pericolo, ad abbattere i cinghiali potranno intervenire Polizia provinciale e Corpo forestale, ma anche le forze dell'ordine e la Polizia locale. Non solo: anche i proprietari e i conduttori di fondi potranno agire sui propri terreni, abbattendo i cinghiali se in possesso di licenza di caccia, oppure disponendo sistemi di cattura. Saranno poi attive, al di fuori della stagione venatoria, le «unità operative» formate da cacciatori che hanno ottenuto specifica abilitazione.

Alcuni cambiamenti arrivano pure per il periodo di caccia: alla cinquantina di Comuni dove sparare al cinghiale era già possibile, si aggiungono quelli di Berbenno, Brembilla, Capizzone, Clanezzo, Strozza, e , ma anche, con un massimo di 4 cani in quanto all'interno del Parco dei Colli, Ponteranica, , , Torre Boldone e Ranica. «Le squadre di cacciatori passeranno da 6 a un minimo di 12, ciascuna in una zona diversa – prosegue Cottini –. Crediamo che tutte queste misure possano segnare una vera discontinuità rispetto al passato. Abbiamo coinvolto tutti i soggetti consentiti dalla legge. Chi scrive che questa delibera è a favore delle doppiette evidentemente è poco informato: i cacciatori di cinghiali, all'inizio, si sono addirittura espressi contro le modifiche».

Le reazioni
A criticare il provvedimento, nei giorni scorsi, era stato da il presidente Nicola Cremaschi, sostenendo tra l'altro che «gli interventi assunti si concretizzano nel consentire ai cacciatori di abbattere più cinghiali, anche nelle zone in cui, prima, non erano autorizzati a intervenire. In passato la stessa decisione è già stata presa e non ha sortito alcun effetto». Qualche critica al provvedimento arriva però pure dalle doppiette: «Non ci piace la frammentazione in 12 o più squadre sul territorio – osserva il presidente di Federcaccia, Lorenzo Bertacchi –. Anni fa le squadre erano già 12, e la Provincia aveva deciso di ridurle a causa degli effetti negativi sulle altre specie di fauna selvatica. Avevamo poi chiesto che la caccia al cinghiale rimanesse solo a squadre, invece è stata autorizzata anche quella di selezione».

A sollevare con decisione il problema dei danni da cinghiale, in un convegno a fine aprile, era stata la Coldiretti. «Apprezziamo lo sforzo messo in campo dalla Provincia – osserva il presidente Giancarlo Colombi –. Ora, attendiamo di capire se arriveranno i frutti sperati: la situazione è ormai insostenibile».

Fausta Morandi – L'Eco di Begamo

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