San Pellegrino Terme – Di fatto gli ospiti del Grand Hotel di San Pellegrino è come se avessero avuto a disposizione un viale al coperto: i larghi corridoi centrali dello storico albergo – ieri eccezionalmente aperto al pubblico per la prima volta dalla chiusura nel 1977 – sono lunghi 110 metri, senza interruzioni: forse, a detta delle guide, erano i corridoi d'albergo più lunghi al mondo, senza pari anche oggi. «Maestoso, unico, emozionante, da lasciare senza fiato, affascinante»: ieri gli aggettivi tra i visitatori si sprecavano.

Affluenza inaspettata
Un migliaio le persone che hanno avuto la possibilità di salire ai piani alti, dalle 11,30 alle 14, ora in cui il grande portone d'ingresso si è chiuso, anche per motivi di sicurezza.
Gli organizzatori (la società proprietaria della struttura, il Comune e la Soprintendenza) non si attendevano un'affluenza tale: si è saliti a gruppi di 50 o forse più persone, con le guide, gli architetti Giovanni Battista e Marco De Vecchi di , a illustrare passato e probabile futuro 'edificio. Una breve descrizione dei restauri della facciata esterna poi l'atmosfera interna cambiava completamente: polvere, detriti, buio e spazi disadorni. Ma anche se vuoto il Grand Hotel sembra ancora emanare fascino, soprattutto per la sua grandezza. «Sono 80 mila metri cubi – dice Giovanni Battista De Vecchi – come un intero quartiere di Bergamo. E oggi recuperare una camera di questo albergo avrà un costo quattro volte superiore a quello per farne una nuova, in un albergo a cinque stelle: ovvero anziché centomila euro almeno 400 mila». Da qui derivano i costi previsti di recupero e riattivazione, stimata tra i 40 e i 50 milioni di euro. Al piano interrato si visitano la hall, le sale ristorante, per il gioco, il biliardo e per il ballo. Ci si immagina la nobiltà d'Europa di un tempo perché il lusso ormai non c'è più. Si sale lo scalone centrale e poi la scalinata con le balaustre in metallo in stile floreale, una delle poche decorazioni ancora visibili. I piani superiori sono quasi piccole piazze tanto sono ampi, i corridoi sono lunghi 110 metri. Si entra nelle suite delle regine, ci si affaccia sui balconi per il panorama sul e sul casinò. È uno scatto unico di macchine fotografiche e telefonini. Regnano polvere e vuoto ma la maggior parte dei visitatori resta affascinata dall'imponenza.

«Il fascino dei cupoloni»Un'impressione che cresce ancora di più quando si sale nel sottotetto e si ha la possibilità di vedere da sotto i tre grandi cupoloni (quelli laterali sono stati già restaurati), con un'architettura di travi unica al mondo. «Maestoso. Servirà ancora tanto lavoro per recuperarlo», dice Flavio Arrigoni, 37 anni, di Brembate Sopra. «Sapevo che era vuoto ma entrare per la prima volta ai piani superiori è stato emozionante», dice Efrem Serafini, 42 anni, di San Pellegrino. «I cupoloni lasciano col fiato sospeso», aggiunge Arianna Arrigoni, 24 anni, di . «Peccato vederlo in questo stato – dicono Andrea Pasta, 41 anni, e Samanta Pasta, 17, di Sedrina –. Comunque sia andrebbe valorizzato e queste visite ripetute». «Dà l'idea di un edificio depredato – dice Elena Giulia Belotti, 43 anni, di –. Riuscire a recuperalo sarebbe straordinario perché l'hotel è unico».
Quindi il futuro: si pensa a una Spa (centro wellness) al piano interrato, poi centri congressi, camere d'albergo e, nel sottotetto, l'auspicata casa da gioco. «Il Grand Hotel – spiega Marco De Vecchi, progettista del restauro delle facciate – ha un interesse architettonico e storico internazionale. E il suo recupero, stando alle caratteristiche, necessariamente dovrà avvenire ad altissimi livelli perché i costi saranno altrettanto altissimi».

Si chiude, fuori i giapponesi
Sono le 14 (un'ora e mezza in più del tempo inizialmente previsto di apertura) e fuori dall'albergo ci sono ancora persone in attesa, tra cui dei giovani giapponesi. Forse le visite sarebbero proseguite per tutto il pomeriggio ma per motivi organizzativi si dice basta. Si chiude di nuovo il portone del Grand Hotel e dietro di lui un'epoca d'oro. «L'interesse è stato straordinario – dicono dall'Amministrazione comunale – ed eventualmente valuteremo altre visite». Anche se la speranza è che la nuova apertura al pubblico sia per l'inaugurazione dell'albergo dei sogni completamente recuperato.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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