progetti per la Valbrembana

Il primo fondamentale diritto e bisogno di ogni persona e di ogni famiglia è quello al lavoro. Se così è, la priorità di ogni Amministratore chiamato a realizzare il “bene comune”, non può che essere la tutela e la salvaguardia di questo bisogno e diritto primario. Queste considerazioni apparentemente ovvie e banali risultano, di questi tempi, tutt'altro che scontate e condivise.

La Brembana in questi anni è stata investita da una grave crisi occupazionale che ha messo a nudo con evidente chiarezza, l'estrema fragilità e debolezza di un sistema economico tipico di un territorio montano e tale già difficile situazione, a seguito della pesante situazione determinatasi a livello internazionale, si è oggi ulteriormente acuita fino a presentare i caratteri di una vera e propria emergenza sociale.

Il diritto al lavoro viene “garantito” oggi soltanto sulla carta e nelle dichiarazioni di quegli Amministratori stolti e inadeguati (mi riferisco in particolare a quelli della che non hanno mai assunto, come invece avrebbero dovuto, il compito di dar voce alle esigenze e ai bisogni di tutto il territorio) che in questi anni, anche di fronte all'evidenza e alla gravità di tante crisi e scelte aziendali, hanno voluto chiudere gli occhi e farci credere che le cose “non andavano poi tanto male” e che comunque la materia non rientrava tra le loro competenze.

I pochi che in questi anni hanno inutilmente tentato di richiamare l'attenzione sulle crescenti difficoltà occupazionali della Valle e sull'esigenza che venissero moltiplicati gli sforzi per individuare soluzioni che arginassero gli effetti di tale crisi, sono stati bollati e frettolosamente liquidati come oppositori distruttivi intenti soltanto a spargere inutile pessimismo. A chi, ad esempio, ha contestato aspramente lo spostamento della Spa, le modalità con le quali è stato attuato (senza neppure pretendere di conoscere prima chi avrebbe rilevato il sito industriale di ), il silenzio delle Istituzioni che lo ha accompagnato e il mancato rispetto degli accordi sottoscritti il 12 aprile 2005 con le OO.SS., rilevanti anche sul piano degli interessi pubblici, si è obiettato che “tutto sommato potevamo ritenerci fortunati perché il trasferimento delle attività in quel di Mapello non aveva determinato la perdita di nessun posto di lavoro”, che si era “comunque ottenuto l'organizzazione di un servizio di trasporto per i lavoratori da e per Mapello”, che “le difficoltà riguardavano allo stesso modo tutta la Provincia”, ecc. ecc..

E' completamente mancata un'iniziativa per chiedere e pretendere con forza e determinazione un supplemento di attenzione per questa Valle al Presidente di Brembo e Vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei: una circostanza che continuo a ritenere gravissima e imperdonabile perchè se non abbiamo chiesto a chi per possibilità, autorevolezza di ruolo e responsabilità aveva il dovere di fare uno sforzo in più per individuare soluzioni, mi domando a chi mai potremo pensare di chiedere in futuro la considerazione e il rispetto per la gente di questa Valle!

La crisi in atto a livello internazionale sta ulteriormente allungando l'elenco delle Aziende a rischio chiusura, in difficoltà o che hanno annunciato una riduzione del numero degli occupati e/o delle assunzioni a termine o stagionali, tanto che risulta pressoché impossibile avere uno quadro esatto della stessa situazione, comunque sempre in continua preoccupante negativa evoluzione.

Dopo la chiusura 'ex-Cartiera Cima, le situazioni più gravi ad oggi risultano essere quelle che riguardano la Manifattura di Valle Brembana di , la Meccanica Brembana di San Giovanni Bianco, l'Areva-Fir di , ma anche diverse altre Aziende hanno già annunciato il ricorso alla cassa integrazione o una riduzione delle assunzioni a tempo determinato (Valbrem e Sfarmec di Lenna, SpA, Aziende di Brembilla, ecc.).

Eppure da qualche anno, senza che gli Amministratori della Comunità Montana abbiano mai fatto una piega, autorevoli esponenti del mondo industriale bergamasco, sono andati ripetendo che la Valle Brembana dal punto di vista industriale era morta. Se questa era ed è tuttora la prospettiva che ci sta di fronte e se nonostante la crisi, ancora oggi, l'industria brembana rimane il settore in termini occupazionali più importante, mi pare fin troppo evidente che dobbiamo porci il problema di come dare futuro e speranza alla gente della Valle.

Ora che, come si dice, “i buoi sono fuori dalla stalla”, si tratta di capire se gli Amministratori della Valle intendono finalmente farsi carico del problema del lavoro, mettendolo al centro dell'attività amministrativa, o se, come in questi anni, pensano di continuare a disinteressarsene o, sull'onda dell'emergenza, “far finta” di occuparsene per qualche tempo in attesa che la bufera passi.

Se possiamo condividere l'osservazione che non ci si può fermare alla constatazione dei clamorosi errori che ci stanno alle spalle, è altrettanto vero che per non ripeterli, non si possono dimenticare, perchè questo recente passato è li a ricordarci che nei momenti dell'emergenza acuta delle crisi aziendali che si sono registrate in questi anni, siamo stati inondati da fiumi di parole, solenni promesse e dichiarazioni d'impegno mai onorate, istituzione di “tavoli di lavoro” di ogni tipo e specie, in molti casi mai convocati, ecc. ecc..
Superfluo sottolineare che nel “far finta” di prendersi carico dei problemi ha particolarmente brillato chi guida la Comunità Montana che, ad esempio, nel marzo 2003 ha istituito ben due tavoli, quello per le “politiche occupazioni e per la viabilità” scordandosi poi di convocarli!!!

Certo è che un territorio “senza lavoro” è un territorio “senza futuro”. Se vogliamo allora, non a parole ma con i fatti, ridare speranza e costruire un futuro per questa Valle occorre cambiare innanzitutto questo modo di porsi rispetto ai problemi e, inutile dirlo, il ruolo di rappresentanza e di guida deve essere assunto in primo luogo da una Comunità Montana che sia consapevole di questo compito e di questa responsabilità.
Un impegno da sviluppare e costruire insieme a tutti i Comuni della Valle avendo la capacità di riconoscere la cosa più banale del mondo e cioè che i problemi della Valbrem e della Sfarmec non sono un problema del Comune di Lenna, quello della Cartiera Cima e della Meccanica Brembana non sono un problema del Comune di San Giovanni Bianco, quello dell'Areva-Fir non è un problema del Comune di San Pellegrino Terme, quello della Manifattura di Valle Brembana e della non sono un problema del , ecc.!!!
Il tema del lavoro non può non interrogare il senso stesso del nostro amministrare e fare politica con la conseguente necessità che ogni sforzo venga rivolto alla definizione di comuni e condivise strategie che indichino alcuni obiettivi chiari (salvaguardia delle Aziende ancora esistenti sul territorio, recupero delle aree industriali dismesse, forte valorizzazione della risorsa turistica e promozione di iniziative di sviluppo innovative con particolare riguardo al settore dei servizi, adeguamento della formazione alle nuove esigenze del territorio, miglioramento della viabilità vallare, ecc.) da perseguire con quella determinazione e quel coraggio che sono sin qui completamente mancati.

Tentiamo con impegno, convinzione e coraggio di realizzare oggi quello che non siamo stati capaci di fare in questi anni, con la consapevolezza che la drammaticità della situazione non ci consente ulteriori tentennamenti e ritardi!!

Vittorio Milesi
Capogruppo La Margherita Provincia