elisoccorso – Non sarà solo la a chiedere il conto. Chi la sfiderà e, senza trovarsi in una reale condizione di urgenza ed emergenza sanitaria chiamerà i soccorsi, a fronte di un intervento che verrà classificato con un codice bianco, dovrà pagare. Sia che in aiuto si muovano le squadre dei soccorritori o che si alzi in volo l'eliambulanza, con l'equipaggio specializzato. Con un progetto di legge, la Lombardia sta provando ad adeguarsi a quello che in materia hanno già legiferato Valle d'Aosta, Veneto e Trentino Alto Adige. Regioni dove le chiamate immotivate, gli interventi inappropriati, viaggiano con ticket e tariffe al minuto che, se a chi si trova a saldarli possono sembrare un salasso, riflettono l'esatto costo sostenuto dalla comunità.

Quanto? «Un elicottero che si alza con l'equipaggio completo, con 4 , per un intervento con 20 minuti di volo, tra andata e ritorno, non meno di 4 o 5 mila euro», rivela Paolo Valoti, consigliere nazionale del Cai ex presidente provinciale dell'associazione. La cifra è questa, indipendentemente dal fatto che chi lo chiama si sia rotto un piede o abbia solo mal di pancia. I numeri della delegazione operativa del e speleologico di Bergamo, con base a Clusone, parlano chiaro: con 260 interventi effettuati lo scorso anno su tutto il territorio provinciale, (oltre 170 con l'elicottero, 68 con le squadre e 17 con entrambe le unità), sono state soccorse 264 persone, 93 delle quali risultate illese. Nella casistica, che vede in testa la Valle Brembana (101 chiamate), sono gli escursionisti a fare la parte del leone: ne sono stati soccorsi ben 110, 57 dei quali risultati fortunatamente senza alcun tipo di ferita o trauma.

Ma più che i numeri sono le motivazioni delle chiamate che rendono l'idea del fenomeno: cadute (26), incapacità (11), malore (14), maltempo (8), morso di vipera(1) , nebbia (2), perdita dell'orientamento (17), scivolata (14), sfinimento (2). «Quanti di questi interventi sono imputabili alla negligenza, alla leggerezza, alla superficialità con cui si affronta una passeggiata, una gita in quota? Magari con scarpe o abbigliamento non adatti, senza la strumentazione di soccorso o sovrastimando le proprie forze?» si chiede il responsabile del Soccorso Alpino, Elia Ranza. «Per non parlare del rischio che gli stessi soccorritori corrono» aggiunge (il Soccorso Alpino orobico ne ha impiegati 1.215, nel 2014) o il fatto che, «se occupate su una chiamata “inutile”, le unità di emergenza non possano soccorrere chi è realmente in difficoltà. Su questo problema — conclude Ranza — bisognerebbe costruirci sopra un mondo e non una legge». Che, invece, domani approderà in terza commissione regionale. A fare da relatrice, Lara Magoni, la consigliera eletta nella lista per Maroni, che pur masticando la materia (montana) si trova sotto il fuoco di fila di richieste di emendamenti e chiarimenti.

«Il soccorso deve essere sempre garantito. Ma allo stesso tempo si punta a incentivare la prevenzione, sensibilizzando chi troppo spesso — dice Magoni — si avventura in zone ostili in maniera del tutto sprovveduta. È giusto che chi è imprudente paghi». Resta da capire su quali basi verrà realizzato il tariffario (con un ticket unico, come Ranza auspicherebbe al costo modico di 100 euro, o secondo minutaggio), anche se va precisato che il Cai ha già risolto il problema: nei 42 euro della tessera annuale, ogni intervento di soccorso è già incluso.BERGAMO – Non sarà solo la montagna a chiedere il conto. Chi la sfiderà e, senza trovarsi in una reale condizione di urgenza ed emergenza sanitaria chiamerà i soccorsi, a fronte di un intervento che verrà classificato con un codice bianco, dovrà pagare. Sia che in aiuto si muovano le squadre dei soccorritori o che si alzi in volo l'eliambulanza, con l'equipaggio specializzato.

Con un progetto di legge, la Lombardia sta provando ad adeguarsi a quello che in materia hanno già legiferato Valle d'Aosta, Veneto e Trentino Alto Adige. Regioni dove le chiamate immotivate, gli interventi inappropriati, viaggiano con ticket e tariffe al minuto che, se a chi si trova a saldarli possono sembrare un salasso, riflettono l'esatto costo sostenuto dalla comunità.

Quanto? «Un elicottero che si alza con l'equipaggio completo, con 4 persone, per un intervento con 20 minuti di volo, tra andata e ritorno, non meno di 4 o 5 mila euro», rivela Paolo Valoti, consigliere nazionale del Cai ex presidente provinciale dell'associazione. La cifra è questa, indipendentemente dal fatto che chi lo chiama si sia rotto un piede o abbia solo mal di pancia. I numeri della delegazione operativa del Soccorso alpino e speleologico di Bergamo, con base a Clusone, parlano chiaro: con 260 interventi effettuati lo scorso anno su tutto il territorio provinciale, (oltre 170 con l'elicottero, 68 con le squadre e 17 con entrambe le unità), sono state soccorse 264 persone, 93 delle quali risultate illese. Nella casistica, che vede in testa la Valle Brembana (101 chiamate), sono gli escursionisti a fare la parte del leone: ne sono stati soccorsi ben 110, 57 dei quali risultati fortunatamente senza alcun tipo di ferita o trauma.

Ma più che i numeri sono le motivazioni delle chiamate che rendono l'idea del fenomeno: cadute (26), incapacità (11), malore (14), maltempo (8), morso di vipera(1) , nebbia (2), perdita dell'orientamento (17), scivolata (14), sfinimento (2). «Quanti di questi interventi sono imputabili alla negligenza, alla leggerezza, alla superficialità con cui si affronta una passeggiata, una gita in quota? Magari con scarpe o abbigliamento non adatti, senza la strumentazione di soccorso o sovrastimando le proprie forze?» si chiede il responsabile del Soccorso Alpino, Elia Ranza. «Per non parlare del rischio che gli stessi soccorritori corrono» aggiunge (il Soccorso Alpino orobico ne ha impiegati 1.215, nel 2014) o il fatto che, «se occupate su una chiamata “inutile”, le unità di emergenza non possano soccorrere chi è realmente in difficoltà. Su questo problema — conclude Ranza — bisognerebbe costruirci sopra un mondo e non una legge». Che, invece, domani approderà in terza commissione regionale. A fare da relatrice, Lara Magoni, la consigliera bergamasca eletta nella lista per Maroni, che pur masticando la materia (montana) si trova sotto il fuoco di fila di richieste di emendamenti e chiarimenti.

«Il soccorso deve essere sempre garantito. Ma allo stesso tempo si punta a incentivare la prevenzione, sensibilizzando chi troppo spesso — dice Magoni — si avventura in zone ostili in maniera del tutto sprovveduta. È giusto che chi è imprudente paghi». Resta da capire su quali basi verrà realizzato il tariffario (con un ticket unico, come Ranza auspicherebbe al costo modico di 100 euro, o secondo minutaggio), anche se va precisato che il Cai ha già risolto il problema: nei 42 euro della tessera annuale, ogni intervento di soccorso è già incluso.

Donatella Tiraboschi – Il Corriere di Bergamo