Smi Wrap Nava: il mercato della carta non paga Più risorse per le macchine da imballaggio. Chiudere la per rafforzarsi ancora di più nel settore delle macchine da imballaggio, campo in cui il gruppo Smi di San Giovanni Bianco continua a crescere. Il presidente Paolo Nava riassume così le ragioni e la strategia che stanno alla base della scelta di fermare l'attività produttiva di SmiWrap, l'ex che il gruppo aveva rilevato e fatto ripartire giusto quattro anni fa. Una strategia di sviluppo che punterà a nuovi investimenti, a partire dai prodotti, e che potrebbe portare a evoluzioni positive anche sul fronte occupazionale.

Come è stato spiegato ai sindacati, la situazione della cartiera non è rosea – dice Nava -. Periodicamente ci siamo sempre incontrati per fare il punto della situazione e comunicare quelli che erano i segnali trasmessi dal mercato. Nel gruppo è l'unica attività con problemi di bilancio: il mercato non riconosce più quel prodotto, in un settore come è quello delle cartiere non felice». L'ex Cima è specializzata soprattutto in carta per alimenti e negli ultimi anni si è fatta sentire in particolare la concorrenza dal nord Europa e dall'Est che, unita alla pressione sui costi, specie 'energia e del gas, con aumenti nell'ordine del 70-80% in un quinquennio, si è riflessa sui margini e sui risultati. Le perdite sui quattro anni di attività di SmiWrap sono state di oltre 6 milioni, nonostante i fatturati in crescita. All'inizio del 2004 la cartiera era stata rilevata dal gruppo per 17,8 milioni. In quattro anni l'impegno per rimettere in moto gli , che erano fermi da circa un anno, e per sostenere l'attività si è concretizzato in investimenti per oltre 12 milioni. «L'impegno finanziario è stato notevole. Ci abbiamo provato seriamente, abbiamo cercato di continuare l'attività, ma quel mercato non paga più: non possiamo andare avanti. È stata una scelta sofferta anche per noi, ma i numeri purtroppo sono questi. La decisione andava presa – prosegue Nava -. Con le altre attività cresciamo ogni anno in termini di fatturato e mantenendo discreti margini. Preferiamo investire in attività più redditizie, sui nostri prodotti, che magari potrebbero dare anche sbocchi occupazionali.

Un fronte questo su cui l'azienda ha dato la disponibilità a discutere del possibile ricollocamento degli addetti della cartiera nelle altre realtà del gruppo. Già nei mesi scorsi era emersa un'attenzione in questo senso: «A molti è stata fatta una proposta di ricollocazione – spiega Nava -. Una quindicina hanno accettato e oggi sono in altre aziende del gruppo. I lavoratori della cartiera da 95 sono scesi a 69. Con la crescita che abbiamo nel settore delle macchine per imballaggio, c'è sempre bisogno di manodopera». Fra due settimane il tema sarà affrontato di nuovo anche con i sindacati nell'incontro previsto direttamente con la proprietà.

Per quanto riguarda invece il futuro dell'area SmiWrap e il possibile reimpiego per le altre attività del gruppo, si vedrà facendo: «In questi anni ci siamo concentrati sul riavvio della cartiera. Parlare adesso di un riutilizzo dell'area è prematuro. Stiamo già utilizzando una piccola parte come deposito. Il resto si vedrà in funzione degli sviluppi futuri». Attualmente il gruppo, cartiera compresa, opera su una superficie complessiva, tra uffici e produzione, di oltre 65 mila metri quadrati.

In passato si era parlato di un possibile interesse anche per l'area lasciata libera dalla Brembo in località Roncaglia. Capitolo che oggi si può ritenere chiuso. «Abbiamo 5 unità locali tra San Giovanni Bianco e San Pellegrino – dice Nava -. In questo momento non avrebbe senso affrontare questo discorso, anche perché vorrebbe dire aggiungere un'altra unità locale: sarebbe una scelta che non ottimizzerebbe i costi logistici. Nel 2008 dovremo concentrarci sulla soluzione della situazione alla cartiera. E il 2008 vedrà crescere anche gli investimenti sulla ricerca e sviluppo per le macchine da imballaggio, prodotte dalla capogruppo Smi (impianti ad alta velocità soprattutto per il settore alimentare e imbottigliamento) e dalla controllata SmiPack (impianti più piccoli). Il nostro è un settore ad alto contenuto tecnologico», sottolinea Nava. Il peso della progettazione si vede anche nella distribuzione degli addetti, che sono 519 solo in Brembana, dove è concentrata tutta la produzione: il 16%, pari a un'ottantina di persone, sono occupati nelle aree di ricerca e sviluppo.

Nel 2007 gli investimenti su questo fronte sono stati il 4% del fatturato, pari a 4-5 milioni, e hanno portato a 11 progetti d'innovazione sui prodotti. Strategia che s'intende proseguire e rafforzare per consolidare i risultati ottenuti fino ad oggi. L'anno scorso il fatturato consolidato è cresciuto a doppia cifra, il 14,11% in più rispetto al 2006, e per la prima volta ha superato i 100 milioni di euro. Le vendite all'estero, che raggiungono 130 nazioni, sono oltre il 90% del totale. La maggior parte, il 60%, sono dirette in Europa, anche se la classifica per Paesi, vede in testa la Cina.

Silvana Galizzi – L'Eco di Bergamo