cusioBastano anche per uno spettacolo di un'ora. I genitori: «Grazie a loro il paese è più vivo». Quattro bambini bastano. Per crescere, per imparare, per giocare, per fare uno spettacolo. E per fare una scuola, anzi, una scuola presa a modello per la qualità dell'istruzione. A Cusio, in alta , lo sanno bene: Alessia Paleni, 7 anni, di prima elementare, Patrick Paleni, 8 anni, di seconda, Michael Santi, 8 anni, di terza e Mattia Begnis, 10 anni, di quarta, compongono la più piccola scuola della nostra provincia (e forse d'Italia). Per gli studenti della minipluriclasse non c'è bisogno di un pulmino che li porti in aula, perché usano già il piedibus da soli; oppure, a turno, sono accompagnati a scuola in auto dalle mamme.

E poi iniziano le lezioni: mentre Alessia, la più piccola, impara le prime parole e disegna, Mattia, già in quarta, è alle prese con il riassunto, mentre Michael e Patrick leggono ad alta voce. Difficile sfuggire allo sguardo della maestra, praticamente impossibile avere qualche beneficio dallo «scopiazzare» i compiti (peraltro diversi) dei compagni. Alla fine è come avere un insegnante solo per sé: non devi aspettare i compagni se sono in difficoltà, non devi cercare di correre per raggiungere chi è più bravo. Tutto è fatto su tua misura. E nell'intervallo si gioca insieme, difficile che qualcuno venga escluso.

Con così pochi alunni diventa facile organizzare anche le uscite di scuola: a Cusio non c'è una palestra ma, con la scuola, si fanno corsi di nuoto, di di discesa e fondo, si pattina e si ciaspola persino. E in gita? Qualche anno pure all'estero, a Budapest. Insomma, piccolo è bello, anche a scuola, anche se la prevista riforma scolastica del ministro Gelmini sembra dire diversamente. E quattro alunni bastano anche per fare uno spettacolo. E che spettacolo! Nella «Leggenda di Orobiella» rappresentata venerdì scorso, di fronte a parenti e amici, nell'ex asilo di Cusio, i bambini hanno recitato per tre quarti d'ora filati, con una memoria superallenata. Altro che due o tre frasette e poi via dalla scena per lasciare posto agli altri compagni! Nella storia che parla della bellezza delle nostre e racconta del re Orobio, della figlia Orbiella promessa sposa, di un principe azzurro e di un pastore con una sola pecora, ogni attore è fondamentale e, dopo cinque mesi di studio, praticamente insostituibile.

Applausi, quindi, più che meritati: per gli attori ma anche per le maestre Paola Pirazzoli, Marta Gardi (inglese) e Maria Letizia Egman (religione), per Pierluigi Rota di (supplente di religione), per i collaboratori Carla Zolari di Santa Brigida, Enzo Bolla di Bergamo, Luana Regazzoni di Santa Brigida per la scenografia e l'autore dei testi Elio Regazzoni di Santa Brigida. Con un grazie alle mamme che hanno realizzato i costumi e preparato il rinfresco e alle suore che hanno concesso l'uso del piccolo teatrino dell'asilo.

Ma tanto impegno, certo, non può consumarsi solo in una sera: così lo spettacolo sarà proposto (come avviene da alcuni anni) alla casa per anziani di (venerdì), quindi in estate, in piazza a e, a conclusione della tournée, ancora a Cusio, per i villeggianti.

Il pregio di una pluriclasse come questa? «L'insegnamento è praticamente individualizzato – dice la maestra Paola, arrivata in nel 1974 da Bagnaro di Romagna, in provincia di Ravenna, e a Cusio da 30 anni -. Chi è bravo va subito avanti senza attendere e poi il sentirsi ripetere anche le stesse cose aiuta chi è in difficoltà». E la socializzazione? «La si cerca in altri momenti – continua Paola -. I bambini fanno catechismo con i coetanei di Santa Brigida, quindi organizziamo la con la scuola di Ornica e coinvolgiamo la comunità: a Natale, gli alunni portano il calendario agli anziani e, a Carnevale, le frittelle». E gli alunni? «Gli amici sono la cosa più bella della mia scuola», dice Patrick. «Ma io devo metterli in riga – aggiunge la piccola Alessia – perché a volte sono un po' dispettosi».

Il futuro, peraltro, sembra essere roseo: l'anno prossimo la scuola dovrebbe salire a sei alunni e fra due anni a nove o dieci. «Togliere la scuola sarebbe come togliere la vita al paese», dice Amanzio Serughetti, papà acquisito di Mattia e «anche se pochi», aggiunge Bruno, papà di Michael, «i bambini imparano e crescono bene», tanto che a Cusio gli studenti proseguono negli studi e il paese, rispetto agli altri dell'alta valle, vanta un numero alto di diplomati e laureati. Insomma, una scuola di qualità: Mariastella Gelmini è avvisata…

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo