In sarà quella lacustre Sostituirà le iridee vietate alla semina. Giovedì 1° maggio alle ore 6 si apre la stagione di nei laghetti alpini sopra i 1500 metri di quota, come stabilito dal calendario provinciale della pesca. L'assenza di iridee è stata, a detta dei , la causa principale del crollo di presenze delle lenze bergamasche e non solo proprio in alcuni laghi alpini d'alta quota durante la scorsa stagione di pesca. In prospettiva però, la trota lacustre, specie autoctona oggetto di una campagna di rilancio, potrebbe diventare la nuova «regina» della pesca sportiva, rimpiazzando la trota iridea, fino a poco tempo fa molto gettonata dalle lenze bergamasche perché facilmente reperibile sul mercato, con l'assicurazione di abbondanti e divertenti catture.

L'origine esotica dell'iridea, nord-americana, non incontra però il favore degli enti gestori delle aree naturali protette che interessano in particolare la quasi totalità dei laghi alpini orobici. Le mancate semine di iridee nei laghi alpini sono legate al divieto imposto dalla vigente normativa di immettere specie non autoctone nei siti della Rete Natura 2000 (i siti di interesse comunitario, e le zone di protezione speciale) presenti sul territorio provinciale, e ricomprese anche nel bergamasche. All'orizzonte si profila il suo utilizzo «unicamente per manifestazioni agonistiche e per ambienti artificializzati.

Lo prevede il Piano ittico, pubblicato sul sito della Provincia nella forma di proposta per la raccolta di eventuali osservazioni e che, a detta dei tecnici, arriverà in Consiglio provinciale a luglio per l'approvazione definitiva. «La Provincia di Bergamo ha avviato una nuova campagna di rilancio della trota lacustre, una specie in via di estinzione, ma idonea al ripopolamento dei numerosi laghi alpini e prealpini orobici – afferma l'assessore provinciale Luigi Pisoni (Agricoltura, caccia e pesca). Alcuni esemplari di trota lacustre allevati in purezza dalla Provincia di Varese nell'incubatoio di Brusinpiano sul lago di Lugano, lo scorso autunno sono stati trasportati all'incubatoio ittico di Ponte Nossa. Da questi riproduttori abbiamo già ottenuto circa cinquecento avannotti che ora verranno allevati e accresciuti al fine di costituire nuovi stock di riproduttori destinati ai ripopolamenti delle acque pregiate bergamasche.

La trota lacustre è più resistente dell'iridea e della fario, possiede un buon indice di accrescimento, e nei laghetti alpini potrebbe costituire un'ottima alternativa anche al salmerino alpino perché questa trota è più facilmente pescabile da riva per il pescatore dilettante – spiega il tecnico faunistico Alberto Testa -. Contiamo già quest'estate di seminare in via sperimentale qualche esemplare di trota lacustre di circa sei mesi, dai 4 ai 6 cm di lunghezza, concordando preventivamente l'intervento con il Parco delle Orobie.

Prima di immetterle sistematicamente nei principali laghi alpini ci vorranno comunque un paio d'anni. A detta degli esperti la trota lacustre rappresenta, insomma, un'alternativa biologicamente ed ecologicamente compatibile con la realtà dei nostri laghi. La trota lacustre, ecotipo della trota fario, cioè una fario adattatasi alla vita lacustre, fino agli Anni '60 era presente anche nel Lago d'Iseo – sottolinea Alberto Testa.

Da allora però ha subito un drastico declino, in quanto la riproduzione naturale è molto compromessa dalla sua impossibilità di risalire i corsi d'acqua a causa degli sbarramenti artificiali oltre che per le mutate condizioni ambientali. Gli sbarramenti e le captazioni idriche, in pratica, hanno impedito alla trota lacustre di risalire il fiume Oglio nel periodo autunnale e invernale per riprodursi in acque fresche e ossigenate. Il suo mancato ciclo riproduttivo è un problema evidenziato nei laghi prealpini anche di altre province.

Il suo corpo affusolato e argenteo, con tipiche macchioline nere a forma di X lungo i fianchi, di norma può raggiungere oltre un metro di lunghezza e un peso fino a 20 kg. La sua riproduzione avviene nei corsi d'acqua tributari del lago, che questa trota risale nel periodo autunnale-invernale anche per diverse decine di chilometri. Depone le uova nel substrato ghiaioso, in acque basse e veloci. Una femmina può avere fino a 2500 uova per kg di peso corporeo. La sua alimentazione è a base di macroinvertebrati nelle prime fasi di vita, poi diventa ittiofaga.

Teresa Capezzuto – L'Eco di Bergamo