Verrà presto quel giorno in cui potrai dire di aver servito la patria prima di tutto…», «per la patria e avremo maggior premio…», «il sacro dovere di servire la patria…», «il dovere si associa al sacrificio…». Per molti delle generazioni che combatterono sull'Adamello, sul Pasubio e sul Carso la Prima guerra mondiale fu la conclusione delle lotte risorgimentali per la libertà e l'unità d'Italia. Sono un significativo esempio di questo comune sentire le frasi sopra riportate, tratte dalla corrispondenza con la propria famiglia non di un soldato qualsiasi bensì di un chierico, nel cui pensare e nel cui agire troviamo coniugati fede e patriottismo.

Per questo assume un particolare valore l'iniziativa del Centro Studi Imagna che ha dato alle stampe una testimonianza di notevole interesse e importanza sulla Grande Guerra. Si tratta del memoriale scritto da Gaetano Traini e della corrispondenza tenuta con la famiglia per tutto il periodo in cui portò le stellette. Con una precisazione fondamentale: il chierico divenne poi don Gaetano Traini, figura di cui resta una forte memoria non solo in valle ma anche tra gli alunni del Collegio di , di cui fu l'ultimo rettore.
La famiglia Traini è una delle più note 'alta valle. L'ambiente e il contesto dal quale sono usciti questi preziosi documenti è ben descritto nell'introduzione di Antonio Carminati, coordinatore del Centro Studi.

Il memoriale e le lettere gli sono stati consegnati personalmente dalla signora Carmela Traini, sorella di don Gaetano e vedova del professor Silvio Carminati, «che li ha gelosamente custoditi come fossero reliquie… Ella ci ha accolti nella sua casa di Valnegra.. ricca di ricordi e adornata dei cimeli dei tre fratelli (Alessandro, Gaetano e Gino) che la Nazione chiamò alle armi durante il primo conflitto mondiale…».

In questa casa – aggiunge Carminati – «si toccano con mano i valori mai dimenticati della famiglia e della patria… e si colgono i sacrifici e gli ideali dei combattenti, assieme a un grande carico di umanità…». Una casa dove sembra che si sia fermato, valori che oggi si fa sempre più fatica a cogliere e a manifestare. Ma questi «pilastri» – annota a sua volta Giorgio Locatelli, presidente dello stesso Centro Studi – furono i riferimenti fondamentali per i giovani delle famiglie rurali e della borghesia cittadina e valligiana combatterono e si sacrificarono.

Il volume del Centro Studi (Visioni. Un chierico nella Grande Guerra, che sarà presentato questa sera alle 20,30 a Valnegra, nella sala comunale), si compone di due parti, tra loro strettamente legate. Il Memoriale steso nel 1928 da don Gaetano, divenuto sacerdote nel 1922, in bella e ordinata calligrafia nel 1928 su un quadernetto di 156 pagine, e un secondo quaderno, dove sono raccolti cartoline, originali e ritagli di giornali in stretto collegamento con le vicende belliche vissute dal futuro sacerdote. In più c'è l'Epistolario formato da settanta lettere, tra cui anche cartoline in franchigia, che Gaetano scrisse alla famiglia (sette sono invece della mamma, «carissima e adorata»). Va letto in stretto collegamento con il memoriale per entrare «in presa diretta» con i sentimenti e la vita del giovane militare, «senza ripensamenti o valutazioni postume».

Il memoriale è un prezioso documento sulla Grande Guerra vista e «partecipata» dal chierico bergamasco che venne ben presto inviato in zona di guerra nei Balcani. Prima a Valona, quindi in Albania (sottotenente e poi tenente), venendo rimpatriato un anno dopo la fine del conflitto. Il fatto di essere un seminarista non le sottrae ai rischi veri e propri del combattimento. Sarà in trincea, assisterà alle devastazioni, parteciperà a un assalto, vedrà morire: «E noi, da buoni e buoni Italiani, prendemmo quel corpo (di un soldato austriaco, n.d.r.), benché nemico, e gli rendemmo gli onori militari».

In un secondo testo introduttivo Bernardino Luiselli si sofferma, tra l'altro, sull'esperienza militare di un altro sacerdote bergamasco, don Angelo Roncalli. Il futuro Papa fu destinato, prima come sottufficiale poi come cappellano, all'ospedale militare allestito nel complesso della Clementina. «A conflitto concluso, il Vescovo di Bergamo, monsignor Marelli, lo volle padre spirituale per assistere i giovani chierici reduci dal fronte». Tra questi Gaetano Traini che, con tale guida, non poteva non diventare ottimo sacerdote dalle grandi doti.

Pino Capellini – L'Eco di Bergamo

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