Smi Wrap Rassegnazione e amarezza tra gli operai della cartiera SmiWrap di . All'uscita del turno hanno poche parole ed emerge anche la rabbia che c'è tra i lavoratori dopo l'annuncio che entro luglio la produzione cesserà. Il gruppo Smi aveva rilevato l'ex cartiera Cima quattro anni fa. Gli impianti erano fermi da circa un anno. La nuova proprietà li fece ripartire. Era l'inizio di luglio del 2004. Per la storica attività , avviata un secolo fa, si aprivano nuove prospettive. Negli anni, dai 60 dipendenti iniziali si anche a 95, ora scesi a 69. Ma il mercato è difficile e gli sforzi non bastano. Nel 2007 si deve ricorrere alla cassa integrazione ordinaria. E ora di fronte allo stop, alle speranze di quattro anni fa subentra la delusione. Da una parte c'è la consapevolezza che è stato fatto il possibile, dall'altra l'amarezza di chi dice che forse si poteva fare anche di più.

Giansanto , 46 anni di Capatiglio, frazione di San Giovanni Bianco, in cartiera come operaio da quando ne aveva 22 e ora con moglie e 2 bambini a carico, racconta che la notizia della chiusura l'hanno avuta dai sindacati: In 24 anni di lavoro alla cartiera ci sono stati alcuni momenti di crisi ma si è sempre lavorato cercando con tutta la volontà di andare avanti mentre ora dicono chiudiamo e basta». All'azienda è stato chiesto di farsi carico dei 69 posti di lavoro a rischio, valutando la possibilità di ricollocarli in altre realtà del gruppo. Credo che il ricollocamento sarà una soluzione per pochi perché bisogna avere competenze specifiche in un settore completamente diverso dal nostro, dice Milesi. Sarà un periodo difficile: devo mantenere la mia famiglia ed essere messo in cassa integrazione con uno stipendio di circa 700 euro significherà fare fatica ad arrivare alla fine del mese.

Un po' meno preoccupato dal punto di vista economico perché non ha una famiglia da mantenere è Mauro Avogadro, di San Terme, 37 anni e da 14 operaio a San Giovanni Bianco: C'erano stati alcuni segnali che qualcosa non andava, ma mai avrei pensato alla chiusura definitiva. Come tutti gli altri miei colleghi di lavoro mi sono sentito abbandonato e l'unica certezza è che presto sarò a casa in cerca di un altro lavoro. Certo la mia situazione è sicuramente migliore se penso a chi ha dei figli.

Ero stato da poco assunto nel 1996 quando poi ci fu la crisi della gestione Cima, dice Fabio Rota, di 33 anni. Ora non solo sto rivivendo quei momenti ma è anche peggio perché la sensazione è che la cartiera sia stata lasciata allo sbando. In questi quattro anni è stato chiesto di fare investimenti sui macchinari e non solo di edilizia – aggiunge Rota. Dall'esterno la cartiera è tutta rinnovata, bella e colorata ma all'interno è cambiato poco e per risparmiare sui e salvare il lavoro ci sarebbero state molte strade come la sostituzione della caldaia del 1966.

In Italia alla nostra produzione di carta per alimenti è riconosciuta una gran qualità. La carta prodotta fino ad ora è stata tutta venduta e posso garantire che c'è richiesta. Non c'è una logica in quello che sta accadendo perché di solito una fabbrica chiude quando non c'è lavoro, commenta Carlo Manzoni, 42 anni, 20 di esperienza in cartiera, con un accenno critico all'aumento dei listini prezzi dei mesi scorsi, che si è reso necessario per coprire i costi, ma al quale il mercato ha risposto in modo negativo, con un calo degli ordini.

E sul cancello della Smi-Wrap mentre continuano ad arrivare camion con materiale da caricare e scaricare Carlo e Fabio pensano al loro futuro, alle famiglie con figli e al mutuo della casa. Il lavoro come operai generici con la buona volontà lo possiamo trovare anche in Valle Brembana – dicono, ma noi siamo fuochisti della centrale e per trovare un altro posto con questa qualifica dovremmo spostarci di 50-60 chilometri da casa.

Elisa Galizzi – L'Eco di