logo brembo racing. E' ingegnere alla in carrozzella. Dal 2002 per uno scontro in moto La sua vita avrebbe potuto fermarsi quel primo pomeriggio del 22 luglio 2002, nello schianto della sua moto contro un tir. Da patito dei motori si è ritrovato sulle ruote di una carrozzella e con la prospettiva di una rinuncia a quella che fino ad allora era stata la sua grande passione. Avrebbe potuto dire addio allo studio, alle moto e alle auto e sedersi per sempre. Invece ha voluto continuare la sua speciale corsa: oggi Christian , 29 anni, di San Giovanni Bianco, è alla Brembo e mostra con orgoglio una tesi di laurea sulle moto conseguita collaborando con la Ducati di Bologna.

E lo scorso ottobre ha avuto il brevetto di pilota per auto da corsa. Un desiderio di andare avanti, nonostante tutto, che gli sono valsi il premio “”, istituito dall'associazione “Amici Gogìs” di e destinato a chi, con coraggio e amore per la vita, è riuscito a vincere i propri limiti dovuti a incidenti e traumi. Un riconoscimento, peraltro inaspettato (andato, nella stessa cerimonia, svoltasi alla trattoria Miniere di Lenna, a Paolo Zanella di ), che per Christian non rappresenta l'arrivo ma solo una delle tante tappe di una vita che lui definisce una continua lotta.

Nella quale, però, continuerà a coltivare la passione per i motori. Nata, come in tanti ragazzini, fin da adolescente: a 14 anni il classico «cinquantino», poi il «125» e a 24 anni il sogno: una fiammante Suzuki 600, acquistata con la contrarietà di papà Andrea e i risparmi da barista al discopub «Regina di cuori» di Zogno. Christian è al quarto anno di ingegneria meccanica a Dalmine e ogni settimana raggiunge la scuola con la nuova moto, acquistata da appena sei mesi. Così fa anche quel 22 luglio del 2002. Sono circa le 14 e a Ruspino di San si scontra con un tir. Lui il casco ma non la protezione in acciaio per la schiena che si usa per le moto di grossa cilindrata. Christian è subito gravissimo, viene portato in Rianimazione a Bergamo, si riprende, ma le lesioni alla colonna vertebrale lo costringeranno per sempre sulla sedia a rotelle.

Avevo capito che non sarei più riuscito a stare in piedi – dice Christian – ma avevo paura a chiederlo ai medici, perché sapevo quella che sarebbe stata la loro risposta». Inizia così la riabilitazione alla Casa degli angeli di Mozzo, dove resterà sei mesi. Ed è anche da qui che parte la sua speciale lotta. Pensando di aiutarlo, papà Andrea gli consiglia di conseguire la laurea breve; Christian, invece, riprende normalmente gli studi interrotti per l'incidente e, sempre durante i sei mesi di permanenza alla Casa degli angeli, consegue la patente speciale per guidare l'auto.

Il momento più brutto, paradossalmente – racconta Christian – è stata l'uscita dall'istituto di Mozzo: qui era tutto su misura e tutti erano a mia disposizione. Fuori, invece, è una continua lotta contro le barriere. Ma è la sua passione a non avere barriere: ha appena lasciato l'istituto di Mozzo e va alla fiera del Motor show di Bologna, segue i Gran premi di Formula Uno a Monza e soprattutto il motomondiale al Mugello, in Toscana. Nel maggio del 2006, poi, arriva la laurea in ingegneria meccanica, con una tesi sulla simulazione di ingranaggi realizzata per la Ducati corse di Bologna. E da allora – sorride papà Andrea – la Ducati ha iniziato a vincere al motomondiale. Una tesi che gli vale anche un premio (insieme ad altre due ragazze di Grumello del Monte e Sorisole) per neolaureati disabili all'Università di Brescia. Poi arriva il lavoro. E, guarda caso, in un'azienda specializzata nei motori. Ho avuto tante richieste – dice – ma poi mi scontravo con le barriere, nei bagni, negli uffici, agli ingressi. Alla fine ho avuto l'occasione di entrare come progettista di impianti frenanti nel settore moto della Brembo. E ho accettato.

Ma non finisce qui. Christian, lo scorso ottobre, all'autodromo di Monza, ha conseguito anche il brevetto per pilota di auto da corsa. Quando avevo la moto non guidavo come un folle – dice – e non sono folle ora. Avevo una passione vera e non rinnego quanto ho fatto. Ho un solo rammarico: il giorno 'incidente non portavo il paraschiena e forse avrebbe potuto salvarmi. Da allora ho imparato che basta veramente poco per cambiarti la vita. Oggi, per me è importante non fermarsi, cercare di uscire, incontrare gli amici, continuare a lottare. E in questo mi hanno aiutato i genitori, mio fratello Manuel, lo studio, il lavoro e la passione per i motori». Un po' la ricetta vincente di Christian.

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo