Dai radioamatori il sostegno ai sacerdoti in Bolivia, dove telefoni fissi e cellulari non funzionano. Immaginate di trovarvi in una foresta o in un deserto, dove telefoni fissi o cellulari non esistono o non ricevono alcun segnale: in quel luogo, allora, la cara vecchia radiolina di Marconi resta l'unico modo per comunicare (in modo anche economico) con chi è più lontano, una città o il villaggio più vicino ma, a volte, anche con l'altro capo del mondo. Succede spesso ai missionari, anche bergamaschi, sparsi nei luoghi più poveri della Terra: per loro la radiolina, quella utilizzata dai radioamatori, è strumento quotidiano di comunicazione. E capita che, saltuariamente, i radioamatori di casa nostra vengano in contatto proprio con i missionari bergamaschi. E, visto, questo legame, decidano di aiutarli inviando loro una radio tutta nuova.

Succede ai Radioamatori della Valle Brembana, gruppo nato ufficialmente solo lo scorso anno, oggi composto da una quarantina di soci attivi. Il sodalizio si è composto, su invito della Prefettura, per essere pronto in caso di emergenze o disastri ambientali a garantire le comunicazioni in valle. Ora, però, si è aggiunta anche l'attività a favore dei missionari bergamaschi in Bolivia, in particolare don Luciano Tengattini, già curato a , don Salvatore Valceschini e don Sergio Gamberoni. «Don Luciano – spiega Andrea Pesenti di Brembilla, tra i soci fondatori del gruppo di radioamatori brembani, insieme a Leandro Pesenti Rossi di , Benigno Ambrosioni di , Diego Salvetti di e Fabio Dolci di – opera in un villaggio vicino a Cochabamba dove esiste un solo telefono fisso pubblico e i telefoni cellulari non funzionano. Così, l'anno scorso, gli abbiamo inviato una radio da montare sulla jeep e ora comunica con gli altri missionari».

Ma spesso anche gli altri sacerdoti diventano interlocutori abituali dei radioamatori brembani. «Abbiamo avuto contatti, peraltro sempre casuali, con missionari in Tanzania, Madagascar o in Asia – continua Pesenti – e come capita con gli altri radioamatori in giro per il mondo, ci vengono inviate cartoline dai luoghi dove prestano servizio». Brevi contatti, non oltre, qualche scambio di parola, un «come va laggiù» e un «a risentirci», naturalmente con l'uso di tutti i normali codici del radioamatore, che per identificarsi utilizzano sigle internazionali, unici per ogni persona.

Un esempio delle potenzialità delle radio, il gruppo l'ha dato sabato scorso, al raduno annuale, svoltosi a . Una radio e un'antenna ed ecco rispondere dall'altro capo del mondo, nelle Isole Tonga, Oceano Pacifico, un radioamatore: il riconoscimento reciproco tramite il nominativo in sigla, lo scambio di ringraziamenti e naturalmente, la soddisfazione di essere riusciti a comunicare, tramite la propria radio, con qualcuno al di là 'Oceano.

L'Eco di