Della Fiera di Branzi si ha notizia già nel Settecento: era l'occasione, alla fine del periodo 'alpeggio, per comprare e vendere formaggi e bestiame. Da quattro anni, da quando è stata costituita l'Associazione Fiera di San Matteo, la tre giorni di fine settembre ha allargato i suoi orizzonti e vuole sempre più rappresentare un'occasione per valorizzare cultura, turismo ed enogastronomia dell'alta Valle .

Da venerdì 26 a domenica 28 settembre, nell'area del di via Cagnoli, sarà tutto un susseguirsi di eventi. «Speriamo di superare le tremila presenze che abbiamo registrato lo scorso anno – afferma Francesco Maroni, giovane e dinamico presidente dell'Associazione Fiera San Matteo –, anche perché abbiamo introdotto diverse novità: la possibilità di un giro in elicottero sugli alpeggi, un concorso fotografico, una cena di gala a scopo benefico e un'asta di formaggi (il ricavato andrà alla associazione per la ricerca sulle malattie rare), un convegno sulle donne in agricoltura, degustazioni gratuite di formaggi guidate da esperti Onaf, lezioni di cucina dello chef Chicco Coria e altro ancora».

Non mancherà ovviamente la parte più tecnica legata alle origini mercantili della fiera. Nella giornata di venerdì un workshop farà incontrare produttori e operatori turistici locali con tour operator e buyer del settore agroalimentare. Nella giornata di sabato si svolgeranno i vari concorsi: migliori formaggi, migliori fotografie, migliori lavori scolastici. Domenica un incontro tecnico tra produttori e alpeggiatori. Sempre domenica saranno premiati il miglior capo di bestiame presentato e i vincitori della gara di mungitura. Per la manifestazione sono stati predisposti dei voucher per accedere a prezzi convenzionati agli della zona e partecipare alle iniziative della fiera. Informazioni dettagliate su www.fierasanmatteo.it, 348.2313737.

«La fiera diventa sempre più occasione per promuovere il territorio – afferma Demetrio Cerea, presidente Consorzio Formai de Mut dop – e aspettiamo in valle visitatori da tutta la Lombardia. Per incoraggiare i giovani che vogliono rimanere in valle a lavorare e sostenere il sacrificio di tanti produttori bisogna che si passi dalle parole ai fatti: le casere rimangono aperte per le visite, ma anche per gli acquisti».

Roberto Vitali – L'Eco di Bergamo

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