Fondò la sezione dell'alta e lo Sci club. Lenna «Anche le nostre montagne si sono vestite di bianco in tuo onore». Le parole pronunciate nella chiesa di San Martino da Paolo Valoti, presidente del Cai di , durante il funerale di Cesare , hanno voluto esprimere la riconoscenza profonda da parte del mondo della , quello che lui ha amato e per il quale si è prodigato con generosità. Cesare, 66 anni, di Lenna, è scomparso la vigilia di Natale, dopo una lunga malattia, con riprese e ricadute, sempre più faticose, proprio come quelle lunghe camminate sulle Orobie, intraprese durante una vita dedicata alla montagna. Al suo nome sono legate molte realtà dell'alta valle che con lui sono nate.

Erano gli anni Settanta e Ottanta. Per Cesare l'amicizia non era solo fare quattro chiacchiere, ma sognare insieme, in grande, per dare alla montagna ciò di cui aveva bisogno, per tenere vive le tradizioni nel rispetto della storia, per far conoscere ai ragazzi bellezza e ricchezza della natura.

È stato tra i fondatori della sottosezione e quindi della sezione dell'alta Valle Brembana del Cai, è stato anima del gruppo del Soccorso alpino, promotore della realizzazione del Rifugio Benigni e della nascita dello Sci club Alta Valle Brembana da cui è nato lo Sci club . Era Cesare che con gli amici partiva al mattino presto con cartelli, pennelli e vernice per tracciare i sentieri delle Orobie ed era lui che seguiva le gare di sci, come giudice di gara della Fisi (la Federazione italiana degli sport invernali), «con un occhio al cronometro e uno a noi atleti, testimoniandoci che nella vita, come in una gara, non conta tanto , ma l'intensità con cui l'hai vissuta», come ha ricordato una ragazza dello Sci club durante la Messa del funerale.

La moglie l'ha conosciuta nel 1971 durante una gara di sci e i primi incontri con la giovane Nadia sono avvenuti a bordo pista, nel fine settimana, quando Cesare seguiva le competizioni sulla . Nel 1973 si sono sposati e hanno avuto la gioia di due figlie, Monica e Sara. Con Nadia viveva a Lenna, al Cantone , circondato dalle cime dei suoi monti. L'anno scorso era andato in pensione, dopo aver lavorato con professionalità come responsabile dell'Ufficio tecnico dell'ospedale di San Giovanni Bianco.

Mancherà a molti la ricchezza del suo animo, la sua conoscenza della montagna, il suo instancabile spirito di servizio e la sua sensibilità di uomo amante della musica, del canto tradizionale e della lirica, capace di estrarre da un pezzo di legno un fine oggetto per la casa, di fermarsi ad ammirare un fiore, un fungo, una piccola meraviglia della natura. «Prendiamo di lui le cose belle e teniamole dentro di noi» ha detto don Alessandro Beghini nell'omelia. E, pensando a Cesare, ce n'è da colmare il cuore.

L'Eco di Bergamo