Da elettricista a casaro, gli allevatori in cattedra
Senza categoria Articolo letto da 596 utenti - Pubblicato il 22 Febbraio 2013Valle Brembana – In diversi settori sono frequenti i momenti di confronto fra scuola e azienda. Lo sono un po' meno quando il secondo fattore del binomio è il mondo agricolo montano dove le aziende sono spesso realtà piccole o piccolissime. Per questo è stato motivo di interesse, e si farà il bis su altri temi, l'incontro sull'arte dei casari promosso da dirigenza scolastica e assessorato all'Agricoltura della comunità montana di Valle Brembana che si è tenuto al Centro regionale di formazione professionale di san giovanni bianco dove si tiene il corso per cooperatore agricolo frequentato da 20 ragazzi delle Valli Brembana e Imagna.
I ragazzi si sono confrontati con maestri produttori delle eccellenze casearie brembane: il formai de mut Dop, lo Strachitunt e i caprini pluripremiati. A parlarne c'erano Abramo Milesi, maestro casaro, per anni presidente della Cooperativa di valtorta e alpeggiatore; Guglielmo Locatelli, titolare dell'omonima azienda di vedeseta e riscopritore dello Strachitunt, e Battista Leidi, conduttore dell'Azienda caprina Leidi di Almenno San Salvatore. «Puntiamo all'innovazione tecnologica, ma non si possono trascurare le esperienze di chi ha fatto la zootecnia di montagna», hanno spiegato la dirigente Nadia Sicheri e l'assessore Orfeo Damiani. I maestri casari hanno raccontato la loro vita di contadini, allevatori e alpeggiatori, iniziata da ragazzini, illustrando le difficoltà ma pure le soddisfazioni
del mestiere.
«Ho cominciato ad andare in alpeggio da ragazzino – ha ricordato Locatelli – e ho continuato fino allo scorso anno. Lassù la vita è dura ma ci si abitua». «Ho imparato a fare il formaggio in alpeggio è stato il racconto di Milesi – lavorando con i mezzi di allora, poi mio padre mi ha incitato a lavorare da solo e dicono che sono diventato mastro casaro». «Facevo l'elettricista – ha spiegato Leidi – e un giorno ho comprato un paio di capre, mi sono appassionato a questo lavoro che è bellissimo e mi sono messo a fare il capraio». Nel dibattito che è seguito è intervenuto anche lo studente Patrick bonzi di dossena: «Ho cominciato a frequentare l'azienda di mio nonno Tino Tiraboschi a Zorzone di Oltre il Colle quando avevo appena cinque anni – ha raccontato – e lui è riuscito ad appassionarmi a questo lavoro.
Mi ha insegnato a pulire la stalla, a governare il bestiame, a mungere a mano e poi con la mungitrice meccanica, a tagliare l'erba con la falce. Sempre il nonno mi ha insegnato a fare il formaggio. Ora mi so muovere abbastanza bene in azienda dove voglio continuare a stare. Per questo mi sarà utile quanto imparerò a scuola, le lingue, l'informatica, le tecniche commerciali, ma mi rendo conto che dovrò continuare ad aver ben presente quanto mi ha insegnato il nonno». Unanime il commento dei ragazzi: «L'incontro ci ha arricchiti nelle conoscenze e professionalità e pure sul piano umano».
Sergio Tiraboschi – L'Eco di bergamo
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