Valle – Mai così pochi. La Valle Brembana, alla fine del 2013, contava 42.920 residenti. La popolazione, per la prima volta, è scesa sotto la soglia dei 43 mila, cifra sopra la quale si è sempre attestata negli ultimi 15 anni, visto che ancora nel 1999 si contavano in valle 43.541 abitanti, con andamento altalenante negli anni successivi. Salvo, quindi, alcune annate in cui si è registrata una leggera inversione di tendenza, il trend demografico brembano continua inesorabilmente a essere di segno negativo. «È tutta la montagna che si spopola e non solo la Brembana», si dirà. Eppure nella vicina Valle Imagna la tendenza è contraria, ovvero negli ultimi anni si è assistito a un aumento, con la popolazione che ha superato i 30 mila residenti.

Crescono Ubiale e Sedrina E anche nella stessa Valle Brembana ci sono ovviamente differenze: se i venti Comuni dell'alta Valle perdono più di altri (nel 2013 sono scesi a 7.083 abitanti contro i 7.141 dell'anno prima), ci sono invece la e paesi del fondovalle come Ubiale e Sedrina che crescono leggermente o comunque perdono poche unità.

I motivi della discesa sono ormai noti: a pesare sulla continua diminuzione della popola popolazione sono, più che le emigrazioni (sostanzialmente pari alle immigrazioni), le poche nascite rispetto ai decessi, con tassi di natalità che, in alta valle, risultano, statisticamente, tra i più bassi di tutta Italia: intorno al 4,5 per mille (ovvero meno di 5 nati ogni mille abitanti, quando la media nazionale è di 9). E nel 2013 non ci sono stati nati a , Cassiglio, , Mezzoldo, Isola di Fondra e . Il dato, però, forse più eclatante dello scorso anno, è la caduta di che, in dodici mesi ha perso 91 residenti, scendendo dopo una quindicina d'anni sotto i 5.000 abitanti: solo 27 nati a fronte di 52 decessi e un saldo migratorio negativo di 66 persone. Sempre meno figli In sostanza pochi giovani, perché quelli che ci sono, spesso lasciano la valle, e quindi sempre meno figli.

«Per alcuni di questi paesini, se non si ferma l'emorragia – commenta Arrigo Arrigoni, ex sindaco di Vedeseta, studioso di storia locale e componente del Centro storico culturale della Valle Brembana – il destino sarà quello di Morterone: diventare Comuni con 30 abitanti. Se poi consideriamo che in tanti di questi paesi ci sono falsi o mezzi residenti che stanno in montagna solo qualche mese, allora la situazione è ancora peggiore». Cosa fare dunque? «Lo Stato dovrebbe una volta per tutte occuparsi seriamente della montagna – dice Arrigoni – perché diversamente, se non si interverrà, si andrà lentamente a morire. Servirebbero poche misure semplici, comprensibili dalla gente. Che convincessero la gente a restare in montagna. Sicuramente l'abbattimento del carico fiscale, magari intorno al 15%. Allora uno farebbe i suoi calcoli: abitare in montagna ha i suoi disagi, le carenze di trasporto e servizi, ma magari mi conviene proprio per la tassazione. Invece, finché città e montagna saranno trattate allo stesso modo, sarà la montagna a essere penalizzata».

«L'economia globalizzata purtroppo ha ammazzato le valli – prosegue Arrigoni – per cui, per fare un esempio, un allevatore delle valli non potrà mai competere in quantità con un concorrente della pianura. Allora, giustamente, punti sulla qualità: ma se le istituzioni non incentivano la qualità non si riesce ad andare da nessuna parte. Alla fine anche la montagna resta strozzata dal meccanismo globale e l'imprenditore va a cercare ancora il profitto nei numeri». «Quello che serve – conclude l'ex sindaco di Vedeseta – è un abbattimento costante dei costi per chi vive in montagna. E che le istituzioni si ricordino delle valli non solo quando ci sono catastrofi naturali».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di