Il faggio e l’abete bianco che parlano con il cuore
Senza categoria Non commentato »Roncobello – La legge che, con nuove norme, tutela gli alberi monumentali fa riemergere anche la memoria e la storia che, nel suo corso, è passata accanto a quei tronchi. Sono le storie popolari, alcune forse leggende, altre romanzate, altre ancora chiaramente documentate negli archivi dei paesi. Roncobello, come molti altri comuni della Bergamasca, ha i suoi grandi alberi, un faggio e un abete bianco e a entrambi è collegato un racconto. Il vecchio faggio ha 300 anni e lo si può ammirare lungo la strada che conduce a Mezzeno. Il tronco contorto e la sua grande chioma gli danno l’aspetto di un vecchio saggio. È alto 20 metri e la circonferenza del suo tronco è di 3,70 metri. La sua storia non è tramandata solo da una tradizione orale, ma è documentata. Gianni Milesi, alcuni decenni fa, in una pubblicazione periodica, ricordava di quando, nel suo lavoro di impiegato comunale, gli capitò sottomano un documento che comprovava una storia della prima metà del Novecento, già del resto ben nota in paese. Il figlio dell’allevatore A Mezzeno, a monte dell’abitato, giungevano molti allevatori. Fra loro c’era Bassano Granati, persona facoltosa che poteva permettersi di vivere al Grand Hotel di Roncobello. Saliva in alpeggio ogni due o tre giorni per verificare il lavoro dei mandriani. Granati aveva due figli ma uno morì di malattia.