mungituraMorali: «Il prodotto va alla caseificazione locale ed è ben remunerato». Roncola San Bernardo ha aperto la stagione delle fiere zootecniche. Con la rassegna di Roncola San Bernardo, giunta alla 46ª edizione, si è aperta ieri la stagione delle fiere della montagna delle quali sono protagoniste le bovine di razza bruna.

Ed è anche l'occasione per fare un bilancio del settore con Lucia Morali, vicepresidente della Coldiretti e 'Associazione provinciale allevatori, presente alla rassegna valdimagnina. Si parte innanzitutto dalla stagione di alpeggio ormai agli sgoccioli. «Le notizie che in sede associativa abbiamo raccolto sono confortanti – dice Morali -.

Le abbondanti nevicate dello scorso inverno hanno consentito di disporre di foraggio molto abbondante e di buona qualità oltre sufficiente quantità di acqua per le abbeverate: in definitiva le condizioni ottimali per una buona produzione lattiera che è stata trasformata in formaggio ora in maturazione e che dai primi test si sta rivelando di ottima qualità.

Si dovrebbe insomma avere quel prodotto di eccellenza che garantisce poi un giusto reddito del lavoro dell'allevatore. Se mettiamo nel conto anche un buon andamento meteorologico che non ha creato problemi particolari né per gli alpeggiatori nè per le bovine, e, se mi è consentita una battuta, la latitanza dell'orso, si può affermare che è stata una buona stagione». Soddisfacenti anche i primi riscontri economici dalla produzione casearia, nonostante – precisa Morali – «anche il settore agricolo sconti la crisi che non consente grandi spese ai consumatori».

La montagna peraltro si sottrae ai grandi problemi generali della zootecnia, riguardo a quote e prezzo del latte. «In montagna si casefica nelle aziende o nelle cooperative la quasi totalità del latte prodotto – osserva Morali -. Riguardo alle quote si è nei termini di legge e semmai si lamenta una carenza produttiva. La remunerazione del latte non è mai inferiore ai 40 centesimi al litro». Non ci sono quindi alcuni problemi tipici della pianura, ma ce ne sono altri. «La montagna – continua Morali – soffre per la natura difficilissima del territorio nella gestione dell'azienda. Servirebbero macchinari agricoli specifici che hanno elevati e difficilmente sopportabili. Qui sarebbero interessanti incentivi o supporti in particolare ai giovani operatori che ci sono perché c'è stato un buon ricambio generazionale.

E poi sburocratizzazione a vasto spettro. Si riuscirebbe così a mantenere i giovani sul territorio facendone difensori come avviene in Svizzera e in Austria». Una osservazione sulla sanità bovina in montagna? «Su questo piano si possono dare garanzie assolute: Le bovine sono sane, il latte è di qualità e perciò i latticini saranno di ottima qualità». Per concludere: mantengono tuttora un significato le fiere zootecniche? «Sicuramente si, pure quelle locali, ed anche quelle ovicaprine perché c'è una riscoperta anche di questo settore. Gli allevatori hanno così l'opportunità di confrontare il lavoro di un anno e di scambiarsi esperienze che si traducono in costante miglioramento delle stalle, proprio come è stato dimostrato qui alla Roncola».

Sergio Tiraboschi – L'Eco di