Piazzatorre – Quarto raid dell'orso, nell'arco di un mese, sulle Orobie. Dopo Valle di Scalve, e Branzi, nei giorni scorsi il plantigrado che, ormai con certezza, girovaga sulle nostre , ha colpito a Piazzatorre, sbranando due pecore. Il colpo ai danni del piccolo allevamento di Giambattista Arioli, sui prati del , lato sud della montagna, probabilmente tra venerdì e sabato. Ieri mattina il sopralluogo del Corpo forestale che ha rinvenuto le carcasse di due .

Diversamente dai casi di Valleve e Branzi, dove l'orso lasciò orme e scia di sangue sulla neve appena caduta, qui non sono stati trovati segni inequivocabili. Ma la predazione è quasi certamente la sua: gli animali erano sventrati, graffiati e con la testa schiacciata.
«Ho trovato le carcasse sabato – dice Arioli – e delle 12 pecore che avevo me ne sono rimaste cinque. Probabilmente, alla vista dell'orso, alcune sono fuggite. E non trovo più neppure il cane» (difficilmente, però, l'orso attacca un cane). Nel frattempo da Parco delle Orobie e polizia provinciale arriva l'invito agli allevatori a tenere al sicuro gli animali.
«Poco probabile – spiega Chiara Crotti, ricercatrice per il Parco – che l'orso colpisca di giorno. Più facile che agisca di notte. Quindi, in quelle ore, sarebbe opportuno tenere gli animali nei recinti elettrificati o nelle stalle».

E proprio i recinti sembrano la soluzione migliore per prevenire l'attacco dell'orso che, onnivoro, non fa altro che il suo «dovere» cibandosi anche della carne che trova sul suo percorso. Lo scorso anno, un primo recinto sperimentale era stato installato nella zona del . Dopo la ricomparsa, in questi giorni, del plantigrado, sono state installate recinzioni (messe a disposizione nell'ambito del progetto «Life arctos» per la reintroduzione dell'orso bruno) a voltaggio più alto a Castione (due), a Branzi (dove l'orso ha colpito recentemente) e prossimamente ai Piani dell'Avaro di . «Oltre al consiglio di tenere al riparo gli animali – aggiunge il presidente del Parco Yvan Caccia – invitiamo gli allevatori a richiedere le recinzioni ad alto voltaggio, peraltro gratuite, che consentono una difesa maggiore».

Giovanni Ghisalberti – L'Eco di Bergamo

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