Sono passati solamente tre mesi da quelle magiche giornate di fine settembre, quando la terra sembrava ruotare attorno a Felice Gimondi e ai suoi gloriosi 70 anni. L'evento era stato festeggiato in mille modi: la serata al Centro Congressi con due ore di diretta tv sui ca- nali sportivi della Rai; la partenza da Bergamo del Giro di Lombardia con attraversamento del paese natale di ; la Gimondibike disegnata attraverso i prati e i sentieri della ubertosa Franciacorta; la cena di gala organizzata in Città Alta dalla Bianchi alla presenza dell'intero corpo aziendale, dal presidente Salvatore Grimaldi alle piu' umili maestranze. E lui, Gimondi, un po' frastornato ma felice e sereno, aveva accettato di buon grado quelle dolci torture imposte dalla popolarità. Subito un tavolo di lavoro Di quelle bellissime ore c'era ancora nell'aria l'eco, quando il vento impetuoso del 2013 s'e' portato via tutto con l'inattesa notizia che il nostro e altri giornali hanno dato ieri: la sospensione, almeno per quest'anno, della Granfondo Felice Gimondi. In genere, quando una corsa, o una qualsiasi manifestazione pubblica vengono sospese, la ragione va ricercata principalmente nelle difficoltà di budget, sempre presenti ma acuite in questi ultimi anni dalla crisi economi- ca che attanaglia il Paese. Il caso della è diverso: Noi non abbiamo mai preso un euro dagli enti pubblici – ribadisce, facendo seguito al comunicato di lunedi', il promoter Beppe Manenti – per chè la nostra manifestazione si è sempre autofinanziata con i proventi delle iscrizioni. Per cui non è una questione di soldi. Il grosso problema sono le autorizzazioni, in particolare quelle relative alla percorribilità delle strade.

L'anno scorso la Provincia ci ha negato il passaggio sul Colle Gallo per le buche nell'asfalto: avrà avuto senz'altro le sue buone ragioni, ma ce lo ha fatto sapere solamente qualche giorno prima, creandoci difficoltà mostruose: vigilanza degli incroci, orari di passaggio, allerta dei sindaci e delle polizie locali, dislocazione dei posti di ristoro e dei presidi di soccorso medico e meccanico, tabelle di marcia, tutto da riprogettare senza averne quasi il tempo. Davanti a un'eventualità del genere, piu' probabile che possibile anche quest'anno, ho preferito chiamare time-out. Ne possiamo riparlare per il 2014, ma predisponendo tutto già ora, convocando un tavolo in cui tutti si assumano le proprie responsabilità: noi in testa, ma anche Provincia, Comuni, Vigili, Commercianti, Albergatori e quant'altro. Vogliamo sapere se la Granfondo Felice Gimondi, che in 17 anni ha portato a Bergamo 70 mila persone, è una risorsa per questa benedetta città, oppure un fastidio. Ce lo dicano. Salvata in extremis nel 2012 La domanda di Manenti è retorica, ma fino a un certo punto. Felice Gimondi, il grande campione cui è intitolata la giornata, è ovviamente dispiaciuto, ma comprende la decisione del suo organizzatore. L'anno scorso – dice – gli effetti negativi del cambio di percorso hanno scaricato pesanti conseguenze anche sul piano finanziario: tra spese vive e mancati introiti per la flessione delle iscrizioni sono stati persi 15 mila euro. Non solo. Nei giorni successivi sono arrivate in sede e-mail piene di proteste e anche di insulti. Ci hanno accusato di poca serietà per il cambio di tracciato deciso nelle ulti- me ore, come se fosse stata una nostra iniziativa anzichè un'imposizione. E negli anni precedenti si erano lamentati anche alcuni sindaci, dai quali il passaggio di una corsa sul loro territorio veniva vissuta come un problema e non con la gioia che si dovrebbe riservare a un avvenimento sportivo aperto a tutti.

Resta aperto uno spiraglio Il grande Felice, tuttavia, mantiene aperto uno spiraglio: non per il 2014, ma addirittura per questo stesso 2013: «Parlerò an- cora con Manenti – dice – per va- lutare se non c'è proprio più niente da fare. Se il filo non è stato definitivamente reciso, mi faro' carico di incontrare personalmente il sindaco di Bergamo e il presidente della Provincia, che sono persone aperte e mi ascolteranno di sicuro. Con i prefetti, quello attuale e i suoi predecessori, non ci sono mai stati problemi. L'idea di lasciare la data vuota mi preoccupa anche per un'altra ragione: non vorrei che qualcuno vi si intrufolasse per poi gonfiare il petto e dire siamo noi i continuatori della Granfondo. Questo pensiero mi fa rivoltare lo stomaco: la Felice Gimondi è nata con un segno distintivo di signorilità di serietà, di classe che il marchio di chi l'ha fatta nascere, la Speedy Sport, e negli anni successivi l'ha fatta crescere, la GM Sport, accompagnandola per mano alla soglia della maggiore età. No, la mia corsa non puo' avere altri promotori all'infuori di questi.

Ildo Serantoni – L'Eco di Bergamo

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